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Governo della Chiesa

Page history last edited by Paolo E. Castellina 4 years, 1 month ago

Governo della Chiesa


Come ogni altra società umana, anche le chiese cristiane sono strutturate e quindi governate secondo specifici modelli organizzativi che risalgono all'insegnamento del Nuovo Testamento come si sono sviluppati nella storia.
L'attuale diversità di questi modelli, il modo diverso in cui di fatto le diverse chiese sono oggi organizzate, dipende dall'interpretazione che esse danno dei dati che trovano nel Nuovo Testamento come pure dal valore attribuito alla loro evoluzione storica. E' stata soprattutto la Riforma protestante a mettere in questione il modello monarchico di governo della Chiesa (fino ad allora prevalente) per scoprire nel Nuovo Testamento altre forme organizzative.
Il governo delle chiese cristiane rispecchia essenzialmente oggi tre modelli organizzativi: (1) episcopale; (2) presbiteriano; (3) congregazionalista. Questi modelli possono essere più o meno "puri" in quanto le caratteristiche di ciascuna comunità cristiana locale possono essere influenzate da elementi tipici di altri modelli.
Le forme di governo assunte dalle chiese, sono state indubbiamente pure influenzate dalla prevalenza e dall'evoluzione delle forme di governo civile. A sua volta il governo delle chiese ha pure influenzato la forma del governo civile, come il Protestantesimo sulla democrazia americana.

Il modello di governo episcopale


Le chiese strutturate secondo il modello episcopale, (o governo prelatizio o anche monarchico della chiesa) sono governate da vescovi che hanno autorità su territori denominati diocesi. La presidenza che essi esercitano sulla loro diocesi è sia sacramentale che politica. Essi non solo eseguono ordinazioni, confermazioni e consacrazioni, ma sovrintendono il clero della diocesi e la rappresentano sia a livello secolare che nell'ambito di una gerarchia ecclesiastica.Secondo questo sistema, i vescovi possono essere soggetti a vescovi di grado più elevato (chiamati, a seconda dei casi, arcivescovi, metropoliti e/o patriarchi a seconda delle tradizioni. I vescovi si riuniscono in concili o sinodi. Questi sinodi, soggetti alla presidenza di vescovi di grado più elevato, possono governare le diocesi rappresentate nei concili, sebbene il sinodo possa essere puramente consultivo.
Si noti come la presenza dell'ufficio di "vescovo" in una chiesa non è prova di per sé che la sua organizzazione sia episcopale. Per esempio, nell'organizzazione dei mormoni, il "vescovo" occupa la funzione che nell'Anglicanesimo è occupata da un presbitero.

Inoltre, il sistema di governo episcopale non è di solito una semplice catena di comando. Al contrario, una certa autorità può risiedere non solo nei sinodi e collegi di vescovi, ma anche in concili formati da laici e dal clero. Inoltre, i diversi modelli di autorità sono soggetti ad un'ampia varietà di diritti storici ed onori che possono tagliare trasversalmente le linee di autorità.

Il modello episcopale è predominante nel Cattolicesimo, nell'Ortodossia orientale e nell'Anglicanesimo. E' pure comune in chiese metodiste e luterane.

external image 18px-Nuvola_apps_xmag.pngPer approfondire, vedi le voci Episcopalismo e Papato.

Il modello di governo presbiteriano


Nel modello di governo presbiteriano le chiese sono governate da un sistema di "consigli" o "presbiteri".

Il consiglio più basso governa la comunità cristiana locale. Chiamato anche concistoro o "consiglio di chiesa", (in inglese "session") esso è composto da "anziani" o "consiglieri". Può essere così anche chiamato "collegio degli anziani".

Il ministro della comunità (pastore) [a cui ci si riferisce nel mondo anglosassone anche come "teaching elder" (lett. anziano insegnante)], è membro di questo consiglio e generalmente lo presiede. E' più comune, però, che il consiglio di chiesa abbia un suo presidente (eletto fra i consiglieri stessi) e che il ministro sieda fra di loro con o senza diritto di voto. I consiglieri di chiesa (chiamati anche "anziani" o, in inglese, "ruling elders") sono eletti democraticamente dalla comunità come suoi rappresentanti.

Il consiglio di chiesa manda poi suoi rappresentanti al consiglio immediatamente loro superiore, chiamato presbiterio. Il presbiterio quindi, secondo questo sistema, è un organo di governo della chiesa a livello territoriale che gestisce diverse comunità tramite loro rappresentanti. Questo secondo livello è chiamato anche, in certe chiese riformate come la Chiesa valdese "consiglio di distretto", "colloquio", o anche "circuito".

In alcune chiese presbiteriane vi è anche un terzo livello (a carattere regionale, cantonale o nazionale) chiamato Sinodo o assemblea generale (formato da pastori e/o rappresentanti laici). Ogni consiglio ha autorità sui suoi costituenti e si aspetta dai rappresentanti di ciascun livello che esercitino il loro giudizio sulle questioni loro sottoposte. Ciascun livello di consiglio può agire come corte di appello nel caso di procedimenti disciplinari e non è insolito che annullino le decisioni prese dai consigli loro inferiori.

Questo sistema può essere dominante nelle chiese che lo sostengono, da cui si ha il termine chiese presbiteriane, cioè chiese governate secondo il modello presbiteriano. Elementi di questo modello possono trovarsi anche in altri modelli. Il termine "presbitero" che, in questo modello definisce il "consigliere di chiesa", nel modello episcopale diventa il "prete".

Il modello di governo congregazionalista


Il modello di governo congregazionalista fa risiedere ogni suo potere decisionale nell'assemblea riunita dei suoi membri (congregazione), la quale dibatte ogni questione concernente la propria attività e prende le sue decisioni attraverso voto democratico. Ogni comunità che segue questo modello è sovrana ed autonoma.

L'assemblea normalmente elegge un proprio "consiglio di chiesa", ma decide essa stessa quale debba essere il limite delle competenze di questo, il limite del potere decisionale del consiglio. Allo stesso modo è l'assemblea della comunità cristiana locale che decide se associarsi oppure no ad organismi superiori (regionali o denominazionali) e quali competenze accordare loro.
In questo modello, gli organismi superiori alla comunità locale non esercitano controllo su di esse oltre a ciò che esse loro concedono e, al massimo, possono sospendere o far cessare la loro adesione all'associazione. Gli organismi superiori alla comunità locale hanno spesso solo un carattere consultivo e non decisionale. Il loro ruolo è spesso pure quello di agire come rappresentanza nei rapporti con le autorità politiche. Molte chiese congregazionaliste per principio sono completamente indipendenzi. Eccezione può essere la consacrazione dei pastori alle quali spesso sono invitati ad assistere membri delle comunità vicine o associazioni.

E' implicito in questo modello che i ministri di culto, o pastori, non esercitano il potere di governare la loro comunità, se non nei limiti loro assegnati dall'assemblea. Possono presiedere sulla comunità, ma è sempre essa l'istanza ultima a cui spetta ogni decisione.
Il sistema congregazionalista è tipico delle Chiese battiste.

Il modello biblico


Esiste un "modello biblico" normativo di governo della Chiesa? Questa domanda è posta legittimamente da quelle chiese che assumono la Bibbia come regola ultima della fede e della condotta dei cristiani, e non tanto dalle tradizioni storiche.
Tutt'e tre le citate forme di governo della chiesa giustificano sé stesse facendo appello sia alle Sacre Scritture che alla tradizione ecclesiastica. La Bibbia e, in particolare, il Nuovo Testamento, trattano ampiamente di aspetti del governo della chiesa, ma non li sistematizzano in modo tale tanto da poter dire con assoluta certezza: "Questo è il modo in cui va organizzata la chiesa". Gli studiosi oggi parlano di una pluralità di modelli organizzativi già presente nelle chiese del Nuovo Testamento e che quindi non siano possibili norme vincolanti uniche, che vadano oltre al rispetto di principi generali.

Nel Nuovo Testamento si nota quanto segue:

  • Non c'è distinzione fra "anziani" e "vescovi" (Tito 1:5-7; Atti 10:17,28). Questi rappresentano lo stesso ufficio ed ordine.
  • Ogni comunità cristiana locale presenta una pluralità di anziani (Atti 14:23; 20:17; Filippesi 1:1), non il governo di un solo uomo.
  • Questi anziani sovraintendono alla chiesa locale (Atti 20:28; 1 Pietro 5:2,3), e sono quindi responsabili di governarla (1 Timoteo 3:5; 5:17; 1 Tessalonicesi 5:12; Ebrei 13:7,17,24). Essi giudicano fra i fratelli (cfr. 1 Corinzi 6:5), e sono loro ad ammonire 1 Timoteo 5:20). Cristo li chiama a fare uso delle "chiavi del Regno" per legare e per sciogliere (Matteo 16:19; 19:18; 18; Giovanni 20:23. Queste chiavi sono la predicazione dell'Evangelo, l'amministrazione dei sacramenti e l'esercizio della Disciplina della chiesa.
  • Gli anziani sono assistiti nel loro ministero dai diaconi, che si occupano soprattutto di opere di misericordia (Filippesi 1:1; Atti 6:1-6; cfr. 1 Timoteo 3:8-13).
  • I responsabili della comunità cristiana locale sono nominati ed eletti dai suoi stessi membri (cfr. Atti 6:5,6), ma devono pure essere esaminati, confermati ed ordinati dall'attuale collegio degli anziani (Atti 6:6; 13: 1-3; 1 Timoteo 4: 14).
  • I membri della chiesa hanno il diritto, in questioni disputate, di fare appello ai loro anziani, e se la disputa è con gli stessi anziani locali, a fare appello al governo regionale della chiesa o, più avanti ancora, a tutte le chiese locali o "assemblea generale" (Atti 15). Le decisione di istanze superiori sono vincolanti per le comunità locali (Atti 15:22-23, 28, 30; 16:1-5).

 

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