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Semi escatologia

Page history last edited by Paolo E. Castellina 4 years, 1 month ago

Semi-escatologia (o era semi-escatologica)


Si definisce "era semi-escatologica" il periodo attuale che intercorre fra la risurrezione di Cristo e la Parousia (il Suo ritorno). È un'epoca di tensioni che pure viene definita come l'epoca del "già e non ancora". La nostra salvezza è completa in Cristo, ma il peccato non sarà distrutto se non al Suo ritorno. Cristo è detentore di ogni autorità, ma Satana ha ancora un qualche potere. Possiamo contare con fiducia sulla potenza e sull'amore di Dio, eppure siamo soggetti a molti pericoli. Siamo morti al peccato e risuscitati alla giustizia in Cristo (Romani 6), eppure ci vien detto: "Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria" (Colossesi 3:5). La guerra è vinta, ma vi sono ancora molte sacche di resistenza del nemico da neutralizzare.

Questo paradosso storico è una forma corrente del più vasto paradosso del rapporto fra sovranità divina e responsabilità umana. Dio ci ha salvati per mezzo di Cristo con il Suo potere sovrano. Dobbiamo confidare in Lui che ci provveda ogni cosa. Questo fatto, però, non ci permette di essere passivi. C'è una battaglia da combattere (Efesini 6:10-20), una corsa da correre (1 Corinzi 9:24-27). Non dobbiamo "lasciarci andare e lasciare che Dio faccia tutto". Paolo, al contrario, dice: "Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti, non solo come quand'ero presente, ma molto più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti è Dio che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo disegno benevolo" (Filippesi 2:12-13). Le sovrane azioni di Dio non scoraggiano, ma ci motivano a combattere la guerra spirituale, fiduciosi che la vittoria ultima sarà di Dio.

Alcuni teologi presentano quest'era semi-escatologica come un tempo di sofferenza, dolore e sconfitta. Altri la presentano come un tempo di vittoria per l'Evangelo. Di fatto, entrambe le posizioni sono corrette. La storia della chiesa è stata piena di sofferenze e di persecuzioni, ma il sangue dei martiri è stato il seme della chiesa, e spesso le peggiori persecuzioni hanno fatto sorgere le chiese più forti. Per tutta la storia i cristiani hanno operato profondi cambiamenti nella società, ad esempio, nel soccorso dato ai più deboli ed agli oppressi, nella crescita dell'erudizione, nello sviluppo della democrazia.

Il "già" del regno non è solo l'opera di Cristo nel passato (la Sua morte, risurrezione ed ascensione). È anche quello che Egli sta facendo ora, mediante lo Spirito, nella chiesa. Il regno deve essere "tanto sulla terra come in cielo" (Matteo 6:10). È come il lievito, o un seme, che cresce nel corso del tempo (Matteo 13:24-33). In questo tempo i credenti soffrono sconfitte. Il regno che cresce comporta sofferenze crescenti ai suoi sudditi. Essi, però, pure fanno l'esperienza delle meravigliose benedizioni del vivere sotto Dio: i prati verdeggianti e le acque calme (Salmi 23:2), la tavola che Dio ci imbandisce alla presenza dei nostri nemici (v. 5), la retribuzione di case, fratelli, sorelle, madri, figli e terra (Marco 10:30). E tutti i credenti diventano "sale" e "luce" per il resto del creato (Matteo 5:13-14).     

 

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