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Tempo

Page history last edited by Paolo E. Castellina 4 years ago

Una prospettiva teologica sul tempo

 



Se non accettiamo l'idea che il mondo sia sorto da un atto di creazione ad opera di un Dio sovrano, tante cose che rimarranno per noi del tutto incomprensibili. Una di queste è il tempo. I limiti del nostro essere creature sono chiari quando ci poniamo a confronto con concetti che sono al di là della nostra capacità di controllarli.

Iddio decretò che l'essere umano affinché avesse dominio sul creato. "Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra»." (Genesi 1:26). Lo studio della scienza, quand'e fatto in spirito di ubbidienza a Lui ed alla vocazione che ci ha rivolto, può essere così gratificante e costruttivo. Quando però cerchiamo di trascendere, di andare oltre i limiti della nostra creaturalità e cerchiamo di sottoporre alla ragione ciò che invece dovremmo accogliere per fede come un dono di Dio, noi vanifichiamo la nostra comprensione delle cose, invece che promuoverla. Alcuni concetti come quello della natura della vita e del tempo, per esempio, diventano più difficili da comprendere. Cerchiamo di identificare le caratteristiche della vita in contrapposizione alla non vita, ma questa definizione sempre più ci sfugge. Allo stesso modo, possiamo accettare il tempo come un dato e studiare il suo scorrere e la sua misura, ma avremo difficoltà a avercene a che fare. Non abbiamo dominio alcuno sulla vita o sul tempo: possiamo solo usarli come Dio prescrive. Quando respingiamo Dio, tali concetti non diventano più facili da comprendere. Di fatto essi ci portano in vicoli ciechi e diventiamo sempre più frustrati. Perché? Perché rifiutiamo di riconoscerli come creazione di Dio.

Per coloro che si ritengono autonomi da Dio, definire il tempo è un problema. Di fatto l'essere umano considera il tempo come un problema a causa dei costanti limiti che gli pone. L'esistenzialismo lo respinge in favore del "cogliere l'attimo" mentre il pensiero evoluzionista gli dà una forza supplementare sostituendo l'Iddio infinito ed eterno con l'infinità ed eternità del tempo, della materia e dell'energia.

Il cristiano crede in un Dio trascendente che decreta i termini dell'ambito della natura. Un Dio trascendente ci accorda spazio per una limitata comprensione; possiamo accettare che certi aspetti della realtà noi non si possa comprenderli pienamente. Credere alla nostra creaturalità ci permette di far uso e di studiare gli elementi dell'universo, senza sentire il bisogno di averne dominio.

Il naturalismo della scienza moderna dopo Darwin ci ha fatto sentire il bisogno di comprendere la natura del tempo e, in alcuni casi, tentare di conquistarlo. Il tempo, così, cessa di essere un dato, un parametro morale della creazione e diventa un problema metafisico o filosofico. L'alternativa al considerare eterni il tempo e la materia, è quella di accettarli come creazione di Dio.

In Genesi 1 ci dice come Dio abbia stabilito il giorno di 24 ore e di come Egli ci abbia dato il sole, la luna e le stesse per aiutarci a misurarlo. In Genesi 2 Egli stabilisce la settimana e l'alternanza fra lavoro e riposo. Poi, Daniele 12:9 e 13 ci parla del "tempo della fine" o della "fine dei tempi", mentre Apocalisse 10:6 guarda al momento in cui il tempo cesserà di esistere, "che non vi sarebbe più tempo" (Diod.).

Il tempo non è qualcosa che noi si debba definire sulla base di una ricerca scientifica. Come la vita, è più facile accettarlo che definirlo. L'essere umano è una creatura morale di un Dio santo, ecco perché deve accettare il tempo in questo contesto teologico.

E' solo quando cerchiamo di respingere Dio che abbiamo problemi con le cose che non possiamo controllare. L'essere umano che pretende autonomia da Dio, è un essere frustrato, ossessivo e, a volte, fantasioso osservatore sia dell'ambito naturale che della vita.

La Scrittura ci fornisce un significato trascendente del tempo e della storia. Senza Dio il tempo, nella migliore delle ipotesi è privo di significato. Nella peggiore delle ipotesi è nostro nemico, perché ci porta al decadimento ed alla morte. Senza Dio perdiamo la prospettiva sul tempo. Il disprezzo del tempo ci porta a disprezzare la storia che, nella migliore delle ipotesi, diventa pagine vuote alle quali cerchiamo di dare significato. Ecco perché il non cristiano non esita a riscrivere e a propagandare la storia. La vede infatti senza importanza ed i propri obiettivi la prima cosa da realizzare.

Fortunatamente, però, il Dio del tempo e della storia è il loro giudice finale. Egli ci ha dato una chiara prospettiva di come essi hanno avuto inizio, come si sviluppano e come finiranno. I dettagli della nostra vita ci sono sconosciuti, ma sappiamo a sufficienza per vivere nella fede in Colui che conosce ogni cosa. Egli è il Dio del pieno significato e dei propositi totali. Nei Suoi termini, tutto il tempo e la storia, inclusi il nostro tempo e la nostra vita, hanno significato.

Ecco perché crediamo nel significato di tutto il tempo e di tutta la storia nei termini di Dio, ecco perché crediamo che la nostra vita e la nostra storia abbiano significato.

Nota: per una discussione più completa del significato teologico del tempo, si veda: R. J. Rushdoony’s Systematic Theology, Vol. II, Section XVII “Time” (Vallecito, CA: Ross House Books, 1994).     

 

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