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Viret, Pierre

Page history last edited by Paolo E. Castellina 4 years ago

Pierre Viret. Un gigante dimenticato (1511-1571)

 

Pierre Viret nacque nel 1511 nel villaggio di Orbe ai piedi del Jura nel paese di Vaud in Svizzera. Morì nel 1571, a Béarn nei pressi dei Pirenei dove esercitava la funzione di Sovrintendente accademico delle Chiese riformate per Jeanne d’Albret, regina di Navarre. Fra queste date si può scoprire uno dei ministeri più fecondi e originali, ma anche meno noto, della Riforma. Nato in una famiglia assai religiosa, Viret pensava fin da giovane, di dedicarsi al sacerdozio. Lasciò il suo paese per studiare a Parigi, al Collegio Montaigu in cui si trovavano due suoi coetanei, Giovanni Calvino e Ignazio di Lodola. Dopo tre anni tornò a Orbe nel 1530 arricchito da una considerevole bagaglio di conoscenze e soprattutto una scelta per la fede evangelica. Fu Guillaume Farel che, col suo consueto vigore, lo convinse ad entrare nel ministero (1531). Lo esercitò prima nella sua città natale dove fu testimone della conversione dei suoi genitori, poi, a partire dal 1534, affiancò Farel nell’opera di Riforma a Ginevra. Nel corso dei suoi spostamenti, subì anche due attentati da parte di fanatici cattolici romani che ebbero conseguenze per rmanenti per la sua salute.

Nel 1536 Viret si stabilì a Losanna dove fu Primo pastore fino al 1559, data in cui le autorità della Repubblica di Berna, che avevano preso il posto dei Savoia, lo cacciarono. La sua colpa era quella d'aver troppo insistito sull'obbligo della chiesa stessa di essere indipendente dal potere statale, in particolare nell'esercizio della disciplina ecclesiastica. Guillaume Farel, Pierre Viret e Giovanni Calvino formarono una sorta di “treppiede” alimentato da una indeffettibile amicizia cui facevano riferimento le chiese riformate di lingua francese. Viret collaborò strettamente a tre riprese nel ministero di Calvino a Ginevra, all'inizio del suo ministero, poi al ritorno di Calvino da Strasburgo (1541-1542) e infine al momento della sua espulsione da parte dei Bernesi (1559-1561). Nel 1537, Viret fondò e diresse la prima Accademia riformata, dove fu poi sostituito da Théodore de Bèze, arrivato a Losanna come professore nel 1549. Questa Accademica fu assai celebre in quel tempo anche in quanto precedette quella di Ginevra di circa venti anni.

Nel momento di maggior influenza, contava più di settecento studenti provenienti da tutte le parti d'Europa tra cui personaggi di spicco come Guy de Brès (Confessio Belgica) e gli autori del celebre Catéchisme de Heidelberg, Urisinus e Olevianus. Viret fu espulso dal Paese di Vaud nel 1559 e collaborò con Calvino e Bèze nella fondazione della celebre Accademia ginevrina. Lasciò Ginevra nel 1561 per il sud della Francia, nella speranza di un clima più mite per la sua cagionevole salute. Abitò a Montpellier e a Nîzza (1561-1562), poi a Lione (1562-1566). Come presidente di diversi Sinodi nazionali, ebbe un ruolo decisivo nella vita delle chiese riformate. Gli ultimi anni della sua vita li passò nel Regno di Navarra ai piedi dei Pirenei (1566-1571) dove fondò l'Accademia di Orthez e contribuì all'edificazione delle chiese riformate della regione. Morì lasciando un grande vuoto anche per la regina di Navarra Jeanne d’Albret.

Tra gli elementi più qualificanti del suo ministero, si possono evocare alcuni punti.

1) Prima di tutto il fatto che fu uno degli autori più prolifici della Riforma e anche più notevoli sul piano della lingua francese. Contrariamente al suo amico di sempre, Calvino, coi suoi scritti non s’indirizzava alle elite, ma ai semplici fedeli. I suoi scritti mostrano l’interesse per il popolo nello stile di dialoghi saporosi fra personaggi fittizi. In questo modo applicava in modo lucido ed equilibrato la dottrina riformata alle questioni spirituali ed etiche quotidiane. Con Lutero fu uno dei grandi divulgatori delle idee della Riforma.

2) Il secondo luogo fu un teologo solido sempre alla ricerca del miglior equilibrio dottrinale. Era un profondo conoscitore della Scrittura nelle lingue originali, del pensiero antico, a suo agio con gli scritti dei Padri della chiese e aggiornatissimo sulle vicende, le correnti e gli scritti del suo tempo. Nella sua attività di polemista non esitava a servirsi della burla e dello stile comico, non pensando che il venire incontro al lettore danneggiasse la comprensione delle dottrine più impegnative.

3) Queste qualità fecero di lui uno dei più grandi predicatori al punto che i suoi contemporanei lo considerassero più efficace dello stesso Calvino. Il suo carattere irenico e pacifico, al punto che fu definito “angelo della Riforma”, la sua straordinaria capacità d’applicare le verità della Parola di Dio alla vita concreta dei suoi contemporanei, gli conferirono una straordinaria potenza nella proclamazione di un Evangelo capace divincere le resistenze umane

4) Tutte queste qualità fanno di Viret un esperto di etica di prim’ordine e il primo apologeta della Riforma. La sua esposizione dei Dieci comandamenti (più di 900 fitte pagine nella nuova edizione de L’Instruction chrétienne en la Loi et l’Évangile in corso di pubblicazione) è una delle migliori. Essa fonde in una spiritualità vivente una perfetta conoscenza delle esigenze della legge di Dio tratta dalla Scrittura nella sua interezza, una sorprendente coordinazione delle verità etiche e dogmatiche e una conoscenza puntuale delle questioni del suo tempo. Tutto questo conferisce alla sua opera una straordinaria attualità.

5) Anche se non si tratta di termini suoi, si può dire che la sua apologetica coniuga in una costante ricerca d’equilibrio, il presupposizionalismo e cioè tutta la Scrittura ispirata da Dio è atta a edificare il credente, la società e la chiesa, e l'evidenzialismo, e cioè tutta la realtà del cosmo, della storia e della cultura è piena del senso che Dio le confrisce. Ciò è dovuto al fatto che l'ordine della Parola e l'ordine della creazione provengono allo stesso Dio che, anche in un mondo decaduto, pone il suggello del
suo pensiero in tutte le opere e, malgrado il peccato, mantiene con la sua sovrana provvidenza un mondo corrotto.

Bisogna riconoscere in Pierre Viret non solo una delle grandi figure della Riforma, bensì uno dei più eminenti dottori che Dio, nella sua bontà ha voluto dare alla sua chiesa nel corso del tempo. In particolare, lo sguardo prescientifico (Galileo) e presoggettivo (Descartes) con cui Viret contempla la natura alla luce della Scrittura, rappresenta un particolare aiuto nel caos intellettuale, morale e spirituale di un’epoca che ha demolito persino i minimi appigli della ragione e della Parola.

Jean-Marc Berthoud (Tratto dal Dizionario di teologia evangelica, a cura di Pietro Bolognesi, leonardo de Chirico, Andrea Ferrari, Marchirolo, VA, EUN 2007     

 

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