La Concordia di Leuenberg (collina presso Basilea dove sorge un centro di incontro della locale Chiesa riformata) è stata sottoscritta il 16 marzo 1973 tra chiese luterane, riformate e unite d’Europa, al termine di un processo pluriennale avviato all’interno della Commissione Fede e Costituzione del , su iniziativa, in particolare, del teologo Lukas Vischer. Essa sancisce la piena comunione ecclesiale tra le chiese che hanno apposto la loro firma. Ciò significa che ogni chiesa, mantenendo la propria specificità, riconosce nell’altra la chiesa di Gesù Cristo, una, santa, cattolica e apostolica. Ciò permette, tra l’altro, la condivisione della cena del Signore e il reciproco riconoscimento dei ministeri, superando le divisioni interne al protestantesimo, in particolare tra luterani e riformati.
Nel 1994 le Chiese metodiste europee hanno accolto il modello ecumenico della Concordia e sono entrate in quella che oggi si chiama Comunione di Chiese Protestanti in Europa, che oggi riunisce più di cento chiese evangeliche. Alcune Chiese luterane europee (Svezia, Finlandia) non hanno finora ritenuto di poter sottoscrivere la Concordia.
Il modello ecumenico della Concordia di Leuenberg si basa sull’art. VII della Confessione di Augusta (luterana, 1530) e sull’articolo XVII della Seconda Confessione Elvetica (riformata, 1562): la vera chiesa è presente (e dunque: la comunione ecclesiale è possibile) laddove si diano una comune comprensione dell’Evangelo e dove i sacramenti siano correttamente amministrati. Differenti teologie possono essere compatibili, laddove sussistano questi presupposti.
Ciò ha permesso al protestantesimo di costituire una forma visibile di unità della chiesa nella diversità delle chiese: quest’ultima viene vissuta come ricchezza di diversi contributi e non come fattore di divisione. Il modello di Leuenberg si differenzia dalla visione dell’unità caratteristica del cattolicesimo romano (e, in forma diversa, dell’ortodossia): quest’ultima ritiene, infatti, che perché si dia la vera chiesa è necessaria anche una determinata comprensione del ministero, quella articolata intorno al modello di ministero episcopale che queste chiese considerano “storico”, cioè risalente agli apostoli.
Concordia di Leuenberg
Il cammino che porta alla Concordia, inizia nel periodo 1964-67 con una serie di primi incontri; una seconda serie, dal 1967-71, mise a punto un progetto di dichiarazione comune luterano-riformata che si concretizzò nel testo definitivo del 1973. Il Sinodo valdese ha approvato il testo della Concordia nel 1975. Le chiese metodiste europee hanno sottoscritto la Concordia nel 1994.
La storia di questa Concordia è molto più antica, in quanto già nel 1529, a Marburgo, si incontrarono una delegazione luterana e una "svizzera", guidata da Zwingli, per comporre un dissidio, in corso da vari anni, sulla Cena del Signore. Mentre Lutero ritiene che il Signore sia corporalmente presente negli elementi, Zwingli parla di una presenza spirituale non meno concreta o puramente simbolica, ma appunto non materiale-corporea.
I due raggiungono un consenso su numerosi aspetti della dottrina, ma non su questo, tanto che Lutero ritiene che gli zwingliliani non possano essere considerati fratelli in Cristo.
Gli incontri che si svolgono tra il 1968 e il 1970 si basano su l'articolo 7 della Confessione di Augusta del 1530 (opera di Filippo Melantone): "Allo stesso modo [le nostre chiese] insegnano che la Chiesa una e santa sussisterà in perpetuo. Invero la Chiesa è l'assemblea dei santi nella quale si insegna l'Evangelo nella sua purezza e si amministrano correttamente i sacramenti. E per la vera unità della chiesa è sufficiente (satis est) l'accordo sull'insegnamento dell'Evangelo e sull'amministrazione dei sacramenti. Non è invece necessario che siano ovunque uniformi le tradizioni istituite dagli uomini, cioè i riti o le cerimonie; come dice Paolo: <> [Efesini 4, 5 s.]".
La chiesa può solo essere considerata in rapporto al suo compito, cioè alla predicazione e alla celebrazione dei sacramenti; una volta raggiunto il consenso su questi due punti, quindi, la comunione ecclesiale ne consegue, per così dire, automaticamente, senza richiedere un ulteriore consenso "specificamente" ecclesiologico (punto 2).
Il documento è costituito da un'introduzione (i primi due articoli), e da tre sezioni:
1. Il cammino verso l'unione;
2. L'accordo riguardo alle condanne dottrinali del tempo;
3. dichiarazione e attuazione della comunione ecclesiale.
Nella prima parte si parla della testimonianza resa dalla Riforma riscoperta della Scrittura e come nel tempo, le chiese della Riforma abbiano imparato a distinguere "… la testimonianza fondamentale delle confessioni di fede della Riforma dalle forme concettuali, storicamente condizionate, in cui si è espresso" (5).
Si mette, dunque, in evidenza come i rapporti tra le chiese siano cambiati: la testimonianza dell'Evangelo non è statica, bensì in movimento.
Nella seconda parte si parla della giustificazione per fede e della esclusiva mediazione salvifica di Gesù Cristo "norma di tutta la predicazione della chiesa" (12) e dei sacramenti.
I sacramenti sono interpretati come parola di consolazione che si affiancano alla parola orale della predicazione. I sacramenti sono dunque una forma di predicazione che si esplica mediante i simboli.
Nella terza parte si delinea la comprensione della Santa Cena, della cristologia, della predestinazione, con la dichiarazione del superamento delle reciproche condanne.
Per la Santa Cena si parla della validità delle due speci e della impossibilità di separare la comunione con Gesù Cristo nel suo corpo e nel suo sangue dall'atto di mangiare e bere.
Per quanto riguarda la cristologia, vengono riaffermate le posizioni espresse nel Concilio di Calcedonia.
Per quanto riguarda la predestinazione, vi è un superamento della doppia predestinazione portata avanti soprattutto dal calvinismo.
In quest'ultima sezione si dichiara il superamento delle condanne dottrinali e la "reciproca comunione nella predicazione e nei sacramenti. Questo include il riconoscimento reciproco della consacrazione pastorale e la possibilità dell'intercomunione." (33). Si evidenzia anche come la "Concordia lasci sussistere il valore vincolante delle confessioni di fede nelle chiese che l'accettano" (37). Si pongono, inoltre, anche le condizioni per un dialogo futuro su altre questioni riguardanti la fede e su altre questioni poste dalla società nella quale viviamo.
Il documento si conclude con l'augurio di una estensione all'adesione di questa Concordia da parte delle chiese di altre confessioni.
Concordia tra le Chiese Luterane, Riformate ed altre in Europa (Concordia di Leuenberg).
1. (Comunione tra le Chiese). Approvando questa Concordia, le Chiese luterane e riformate, le Chiese unite che da loro sono sorte, come pure le Chiese a loro affini dei valdesi e dei fratelli moravi, sorte prima della Riforma, constatano in base ai loro colloqui dottrinali l'esistenza tra loro di una comune comprensione dell'Evangelo quale risulta dall'esposizione che segue. Essa consente loro di dichiarare e attuare la "comunione ecclesiale, [o "comunione tra chiese"; ted. "Kirchengemeinschaft"]. Riconoscenti per il fatto che si sono avvicinate le une alle altre, esse confessano allo stesso tempo che la lotta per la verità e l'unità nella chiesa è avvenuta ed avviene anche con colpe e sofferenza.
2. (Fondamento della Chiesa). La chiesa è fondata su Gesù Cristo soltanto il quale, volgendosi a lei ed offrendole la sua salvezza nella predicazione e nei sacramenti, l'aduna e la manda. Perciò secondo il punto di vista della Riforma, per la vera unità della chiesa è necessario e sufficiente il consenso nella retta dottrina dell'Evangelo e nella retta amministrazione dei sacramenti. Da questi criteri della Riforma deriva la comprensione che le chiese interessate hanno della "comunione ecclesiale", che verrà esposta qui di seguito.
I. Il cammino verso la comunione
3. (Divisioni al tempo della Riforma). Date certe differenze fondamentali sul piano della riflessione teologica e della prassi ecclesiastica, i Riformatori si videro nella impossibilità, per motivi di fede e di coscienza, di evitare divisioni, malgrado avessero molte cose in comune. Con questa Concordia le chiese interessate riconoscono che dal tempo della Riforma i loro rapporti reciproci sono cambiati.
4. (Aspetti comuni della testimonianza delle Chiese al tempo della Riforma). Oggi, a distanza dagli avvenimenti, si può riconoscere più chiaramente ciò che, malgrado tutti i contrasti, fu comune alle chiese della Riforma nella loro testimonianza: esse sorsero da una nuova esperienza dell'Evangelo, creatrice di libertà e di fede certa. Prendendo posizione per la verità che essi avevano conosciuto, i Riformatori di comune accordo si sono opposti alla tradizione ecclesiastica di quel tempo. Di comune accordo hanno confessato che vita e dottrina devono essere misurate sulla testimonianza originaria e pura dell'Evangelo nella Scrittura. Di comune accordo hanno reso testimonianza alla libera e incondizionata grazia di Dio nella vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo, per chiunque crede in questa promessa. Di comune accordo hanno confessato che l'azione e la struttura della chiesa devono essere determinate unicamente dal compito di recare questa testimonianza nel mondo, e che la parola del Signore resta superiore a ogni tipo di organizzazione umana della comunità cristiana. Inoltre insieme a tutta la cristianità hanno accettato e nuovamente confessato la fede nel Dio trinitario e nella divinità e umanità di Gesù Cristo espressa nei simboli della chiesa antica.
5. (Nuovi presupposti per la comunione tra le Chiese). Nel corso di quattro secoli di storia il confronto teologico con i problemi dei tempi moderni, lo sviluppo della ricerca biblica, i movimenti ecclesiastici di rinnovamento e la riscoperta dell'orizzonte ecumenico hanno suscitato nelle chiese della Riforma forme di vita e di pensiero nuove e tra loro simili. Questi stessi fattori hanno però anche determinato nuovi contrasti che passano attraverso le confessioni. Peraltro si è sempre di nuovo fatta l'esperienza della comunione fraterna, specialmente in tempi di sofferenza. Tutto questo ha indotto le chiese, soprattutto a partire dai movimenti di Risveglio, ad attualizzare in modo nuovo, per l'oggi, la testimonianza biblica come pure il messaggio della Riforma. Su questa strada esse hanno imparato a distinguere la testimonianza fondamentale delle confessioni di fede della Riforma dalle forme concettuali, storicamente condizionate, in cui si è espresso. Poiché le confessioni di fede rendono testimonianza all'Evangelo come parola vivente di Dio in Gesù Cristo, esse non precludono la via a una successiva testimonianza vincolante, anzi la dischiudono e sollecitano a percorrerla nella libertà della fede.
II. La comune comprensione dell'Evangelo
6. (Comprensione comune dell'Evangelo). Le chiese interessate descrivono come segue la loro comune comprensione dell'Evangelo, nella misura in cui essa è richiesta per fondare la loro "comunione ecclesiale" [o "comunione di chiese", o "comunione tra chiese"].
1. Il messaggio della giustificazione come il messaggio della libera grazia di Dio
7. (Significato dell'Evangelo). L'Evangelo è il messaggio di Gesù Cristo, salvezza del mondo, in adempimento della promessa fatta al popolo dell'Antico Patto.
8 (Giustificazione per fede). a) I Riformatori hanno espresso la sua retta comprensione nella dottrina della giustificazione.
9. (Gesù, il Cristo). b) In questo messaggio si rende testimonianza a Gesù Cristo come l'incarnato, nel quale Dio si è legato all'uomo; come il crocifisso e risorto che ha preso su di sé in giudizio di Dio e ha così dimostrato l'amore di Dio per il peccatore; e come il veniente che, come giudice e salvatore, porta il mondo a compimento.
10. (La chiamata del credente). c) Dio chiama per mezzo della sua parola nello Spirito Santo tutti gli uomini a ravvedimento e alla fede e promette la sua giustizia in Gesù Cristo al peccatore che crede. Chi pone la sua fiducia nell'Evangelo è, a motivo di Cristo, giustificato davanti a Dio e liberato dall'accusa della legge. Egli vive in conversione e rinnovamento quotidiani insieme con la comunità nella lode di Dio e nel servizio degli altri, nella certezza che Dio porterà a compimento la sua signoria. Così Dio suscita nuova vita e pone in mezzo al mondo l'inizio di una nuova umanità.
11. (Libertà del credente). d) Questo messaggio rende i cristiani liberi per un servizio responsabile verso il mondo e pronti in questo servizio anche a soffrire. Essi riconoscono che la volontà di Dio, che chiede e che dona, abbraccia tutto il mondo. Essi sostengono la causa della giustizia umana e della pace tra i singoli e i popoli. Questo rende necessario per loro di cercare insieme ad altri uomini criteri razionali e appropriati, e di partecipare alla loro applicazione. Essi fanno questo nella fiduciosa certezza che Dio conserva il mondo e nella responsabilità di fronte al suo giudizio.
12. (Validità delle confessioni di fede nella Riforma) e) Con questa comprensione dell'Evangelo ci poniamo sul terreno dei Simboli della chiesa antica e facciamo nostra la comune convinzione delle confessioni di fede della Riforma che l'esclusiva mediazione di Gesù Cristo è il centro delle Scritture e il messaggio della giustificazione come il messaggio della libera grazia di Dio è la norma di tutta la predicazione della chiesa.
2. Predicazione, battesimo e santa cena
13. (Trasmissione dell'Evangelo). L'Evangelo ci è fondamentalmente attestato per mezzo della parola degli apostoli e dei profeti nelle Sacre Scritture dell'Antico e del Nuovo Testamento. La chiesa ha il compito di trasmettere questo Evangelo per mezzo della parola orale della predicazione, per mezzo della parola di consolazione rivolta al singolo e per mezzo del battesimo e della santa cena. Nella predicazione, nel battesimo e nella santa cena Gesù Cristo è presente per mezzo dello Spirito Santo. Così gli uomini sono fatti partecipi della giustificazione in Cristo, e così il Signore aduna la sua comunità. In tutto ciò Egli agisce in molteplici ministeri e servizi e nella testimonianza di tutti i membri della sua comunità.
14. (Battesimo). a) Il battesimo viene compiuto con acqua nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. In esso Gesù Cristo accoglie irrevocabilmente nella sua comunione di salvezza l'uomo votato al peccato e alla morte, affinché egli sia una nuova creatura. Egli, nella forza dello Spirito Santo, lo chiama nella sua comunità e a vivere per fede, alla conversione quotidiana e al discepolato.
15. (Santa Cena). b) Nella santa cena Gesù Cristo risorto, attraverso la parola della sua promessa, si dona nel suo corpo e nel suo sangue dati per tutti con pane e vino. Egli ci accorda così il perdono dei peccati e ci libera per una vita nuova nella fede. Egli ci fa nuovamente sperimentare che siamo membri del suo corpo. Egli ci fortifica per il servizio degli uomini.
16. (Significato della Cena). Quando celebriamo la santa cena annunziamo la morte di Cristo mediante la quale Dio ha riconciliato il mondo con sé. Confessiamo la presenza del Signore risorto tra di noi. Nella gioia perché il Signore è venuto a noi, aspettiamo la sua apparizione nella gloria.
III. L'accordo riguardo alle condanne dottrinali del tempo
17. (Passati disaccordi dottrinali). Le divergenze che dal tempo della Riforma in avanti resero impossibile una piena comunione tra le chiese luterane e riformate, e sfociarono in condanne reciproche, riguardavano la dottrina della santa cena, la cristologia e la dottrina della predestinazione. Prendiamo sul serio le decisioni dei Padri, ma oggi possiamo dire insieme quanto segue:
1. Santa Cena
18. (Validità delle due speci). Nella santa cena Gesù Cristo risorto si dona nel suo corpo e nel suo sangue dati per tutti, attraverso la parola della sua promessa, con pane e vino. Così egli dà se stesso senza riserve a tutti coloro che ricevono il pane e il vino: la fede li riceve per la salvezza, l'incredulità per il giudizio.
19. (Validità del convito). Non possiamo separare la comunione con Gesù Cristo nel suo corpo e nel suo sangue dall'atto di mangiare e bere. Un interesse circa il modo in cui Cristo è presente nella santa cena, che prescinda da questo atto, corre il rischio di offuscare il senso della Cena.
20. (Superamento del disaccordo sulla Cena). Dove, tra chiese, esiste questo consenso, le condanne contenute nelle confessioni di fede della Riforma non colgono la posizione dottrinale di queste chiese.
2. Cristologia
21. (Gesù Cristo). Nel vero uomo Gesù Cristo, il Figlio eterno e quindi Dio stesso si è donato entrando nell'umanità perduta per salvarla. Nella parola della promessa e nel sacramento lo Spirito Santo e quindi Dio stesso ci rende presente Gesù come crocifisso e risorto.
22. (Integrità e unità della persona di Gesù). Nella fede in questo dono che Dio ha fatto di sé stesso nel suo Figlio, ci vediamo posti, dato il carattere storicamente condizionato delle forme di pensiero tradizionale, davanti al compito di far nuovamente risaltare ciò che ha indotto la tradizione riformata a insistere in modo particolare sulla integrità della divinità e dell'umanità di Gesù e ciò che ha indotto la tradizione luterana a insistere in modo particolare sulla piena unità della persona di Gesù.
23. (Superamento del disaccordo sulla Cristologia). In presenza di questa situazione non possiamo più far nostre le antiche condanne.
3. Predestinazione
24. (Elezione). Nell'Evangelo viene promessa l'accettazione incondizionata del peccatore da parte di Dio. Si pone la sua fiducia in questa promessa può essere certo della salvezza e lodare l'elezione di Dio. Dell'elezione si può perciò parlare soltanto nella prospettiva della chiamata alla salvezza in Cristo.
25. (Salvezza). Certo, la fede fa l'esperienza che il messaggio di salvezza non è ricevuto da tutti; essa però rispetta il ministero della azione di Dio. Essa rende allo stesso tempo testimonianza alla serietà della decisione umana e alla realtà della volontà di salvezza universale da parte di Dio. La testimonianza resa a Cristo dalle Scritture ci vieta di accettare l'idea di un decreto eterno di Dio per la definitiva reiezione di determinate persone o di un popolo
26. (Superamento del disaccordo sulla predestinazione). Dove, tra le chiese, esiste questo consenso, le condanne contenute nelle confessioni di fede della Riforma, non colgono la posizione dottrinale di queste chiese.
4. Conseguenze
27. (Nuova comunione tra chiese). Dove queste constatazioni sono accettate, le condanne contenute nelle confessioni di fede della Riforma riguardo alla santa cena, alla cristologia e alla predestinazione non colgono la posizione dottrinale [attuale delle chiese]. Con ciò le condanne formulate dai Padri non vengono considerate fuori luogo, esse però non sono più un ostacolo alla comunione ecclesiale.
28. (Differenze sussistenti). Tra le nostre chiese esistono differenze considerevoli nella forma del culto, nei modelli della pietà e nelle strutture ecclesiastiche. Sovente nelle comunità queste differenze sono avvertite più nettamente che le divergenze dottrinali tradizionali. Ciò nondimeno in base al Nuovo Testamento e ai criteri fissati dalla Riforma per la comunione ecclesiale, non possiamo ravvisare in tali differenze dei fattori di separazione tra le chiese.
IV. Dichiarazione e attuazione della comunione ecclesiale
29 (Significato della comunione ecclesiale). "Comunione ecclesiale" nel senso di questa Concordia significa che chiese di confessione diversa, in base al consenso raggiunto nella comprensione dell'Evangelo, si accordano reciprocamente comunione nella Parola e nei sacramenti, e tendono alla massima comunanza possibile nella testimonianza e nel servizio al mondo.
1. Dichiarazione della comunione ecclesiale
30. (Portata della comunione ecclesiale). Approvando la Concordia le chiese, nel vincolo che le lega alle confessioni di fede per loro impegnative o nel riguardo dovuto alle loro tradizioni, dichiarano:
31. (Comprensione dell'Evangelo). a) Esse sono d'accordo nella comprensione dell'Evangelo così come è stata espressa nelle parti II e III.
32. (Superamento delle condanne). b) Le condanne dottrinali espresse nelle confessioni di fede non colgono, secondo le constatazione della parte III, lo stato attuale della dottrina delle chiese che approvano [la Concordia].
33. (Reciproci riconoscimenti). c) Esse si accordano reciproca comunione nella predicazione e nei sacramenti. Questo include il riconoscimento reciproco della consacrazione pastorale e la possibilità dell'intercomunione.
34. (Superamento della separazione). Con queste constatazioni la comunione ecclesiale è dichiarata. Le separazioni che a partire dal XVI secolo si compongono a questa comunione sono abolite. Le chiese firmatarie sono convinte che insieme esse fanno parte dell'unica chiesa di Gesù Cristo e che il Signore le libera e impegna a un servizio comune.
2. Attuazione della comunione ecclesiale
35. (Orientamento comune). La comunione ecclesiale si attua nella vita delle chiese e della comunità. Confidando nella forza unificante dello Spirito Santo esse danno un orientamento comune alla loro testimonianza e a loro servizio e si sforzano di rafforzare e approfondire la comunione raggiunta.
36. (Testimonianza e servizio). a) La predicazione della chiesa acquista credibilità nel mondo quando esse testimoniano dell'Evangelo in modo unanime. L'Evangelo libera e impegna le chiese per un servizio comune. Come servizio di amore è diretto all'uomo con le sue distrette e cerca di rimuovere le cause. Gli sforzi per la giustizia e la pace nel mondo esigono in misura crescente dalle chiese l'assunzione di responsabilità comuni.
37. (Continuazione del lavoro teologico). b) La Concordia lascia sussistere il valore vincolante delle confessioni di fede nelle chiese che l'accettano. Essa non si pone come una nuova confessione di fede. Essa rappresenta un consenso raggiunto sull'essenziale (im Zentralen), che rende possibile la comunione tra chiese aventi diverse posizioni confessionali. Le chiese interessate si lasciano guidare da questo consenso nell'impostazione comune della testimonianza e del servizio. Esse inoltre si impegnano a istituire tra loro conversazioni dottrinali permanenti.
38. (Approfondimento, comprensione dell'Evangelo). La comune comprensione dell'Evangelo da cui dipende la comunione ecclesiale dev'essere ulteriormente approfondita, passata al vaglio della testimonianza delle Sacre Scritture, e costantemente attualizza.
39. (Differenze dottrinali). È compito delle chiese lavorare ulteriormente sulle differenze dottrinali esistenti tra le chiese firmatarie, anche se non sono motivo di divisione. Eccone alcune:questioni ermeneutiche nella comprensione della Scrittura, delle confessioni di fede e della chiesa; rapporto tra legge ed Evangelo; prassi battesimale; ministero e ordinazione [consacrazione pastorale]; dottrina dei due regni e dottrina della regalità di Gesù Cristo; chiesa e società. Allo stesso tempo bisogna anche considerare nuovi problemi che insorgono il rapporto alla testimonianza e al servizio, all'organizzazione ecclesiastica e alla prassi.
40. (Necessità del confronto). In base al loro comune retaggio le chiese della Riforma devono confrontarsi con tendenze salienti che polemizzano attualmente la riflessione teologica. I problemi connessi con queste tendenze e con questo confronto superano in parte il quadro delle differenze dottrinali che un tempo sono state alla base del contrasto tra luterani e riformati.
41. (Questioni giuridiche). Spetterà al lavoro teologico comune testimoniare e delimitare la verità dell'Evangelo nei confronti di sue deformazioni
42. (Conseguenze organizzative). Con la dichiarazione comune ecclesiale non si anticipano sistemazioni giuridiche di questioni singole che possono esserci tra le chiese o in seno a singole chiese. Le chiese però, nel sistemare tali questioni, terranno conto della Concordia.
43. (Problemi del ministero). In generale vale il principio che la dichiarazione di comunione nella predicazione e nella santa cena e il reciproco riconoscimento della consacrazione pastorale, non pregiudicano le disposizioni in vigore nelle chiese per accedere al pastorato, per l'esercizio del servizio pastorale e l'organizzazione della vita della comunità.
44. (Unione organica). La questione di un'unione organica tra singole chiese firmatarie può essere decisa solo alla luce della situazione in cui queste chiese vivono. Affrontando questa questione occorre tenere presenti i seguenti punti di vista:
45. (Criteri per l'unione). Un'unificazione che pregiudicasse la vivente molteplicità delle forme della predicazione, della vita culturale, dell'organizzazione ecclesiastica e dell'attività diaconale e sociale, contraddirebbe l'essenza della comunione ecclesiale raggiunta con questa dichiarazione. D'altra parte però, in situazioni particolari, a motivo del rapporto sostanziale esiste tra testimonianza e strutture ecclesiastiche, il servizio della chiesa può sfociare naturalmente in unioni organiche. In caso la dichiarazione di comunione ecclesiale abbia conseguenze di carattere organizzativo, queste non devono pregiudicare la libertà delle chiese minoritarie.
46. (Comunione ecumenica). Dichiarando e attuando tra loro la comunione ecclesiale, le chiese interessate agiscono in base all'imperativo di servire la comunione ecumenica di tutte le chiese cristiane.
47. (Futuri sviluppi). Esse intendono questa comunione ecclesiale nell'ambito europeo come un contributo a quel fine. Esse si aspettano che il superamento della loro separazione durata fino ad oggi produrrà i suoi affetti sulle chiese a loro confessionalmente affini in Europa e in altri continenti, e sono pronte a esaminare con la loro possibilità di estendere la loro comunione ecclesiale.
48. (Rapporti tra raggruppamenti confessionali). Questa attesa vale ugualmente per i rapporti reciproci tra la Federazione Luterana mondiale e l'Alleanza Riformata mondiale.
49. (Estensione eventuale della "concordia"). Parimenti esse sperano che la comunione tra loro darà un nuovo impulso all'incontro e alla collaborazione con chiese di altre confessioni. Si dichiarano pronte a porre le conversazioni dottrinali in questo più vasto orizzonte.
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