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Antinomismo

Page history last edited by Paolo E. Castellina 4 years ago

Il termine “antinomismo” (dal greco “anti” e “nomos”, legge), nell’ambito del Cristianesimo, è la dottrina per la quale si afferma che Cristo libererebbe il cristiano dall’obbligo di osservare la legge morale delineata nell’Antico Testamento e che essa non sia ribadita nel Nuovo Testamento come normativa. Il termine “antinomismo” è stato usato la prima volta durante la Riforma da Martin Lutero per descrivere le opinioni del predicatore tedesco Johann Agricola, una disputa terminata nel 1540 con la ritrattazione di quest’ultimo. Concezioni ancora più estreme, pure denunciate da Lutero, sono state più tardi sostenute dallo spiritualismo soggettivista degli Anabattisti.

 

 

Nelle epistole paoline


L’insistenza nelle epistole dell’Apostolo Paolo dell’impossibilità dell’essere umano a guadagnarsi il favore di Dio e quindi la salvezza eterna, ubbidendo, sia pur diligentemente, alla Legge rivelata di Dio e sul fatto che è siano solo i meriti di Cristo a salvare l’essere umano quando questi lo accoglie con fede, potrebbe facilmente essere interpretato come la presunta libertà del cristiano dall’obbligo di osservare la legge morale di Dio.

Il Nuovo Testamento, infatti, afferma che il peccato contamina tanto radicalmente l’essere umano da rendere del tutto inadeguati anche i suoi migliori sforzi di conformarsi in modo salvifico alla legge di Dio. L’unica sua speranza è riconoscere il proprio totale fallimento morale e così invocare ed accogliere la grazia che Dio concede nel Signore e Salvatore Gesù Cristo. E’ in questo modo che viene proclamata la salvezza per sola fede. Infatti: “l'uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge” (Romani 3:28); la salvezza “Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:9); “egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo” (Tito 2:5). Come afferma quest’ultimo testo, il credente in Cristo è una persona che è stata spiritualmente rigenerata da Dio e che, grazie allo Spirito Santo, è impegnata in un processo di rinnovamento di sé stesso (santificazione) conformandosi ai criteri morali della legge di Dio, non perché tramite essi possa “pagarsi” la salvezza, ma come espressione d’amore e di riconoscenza verso Dio che l’ha salvato in Cristo.

Abusando di questo insegnamento, però, vi sono alcuni che ritengono di essere liberi ora di trascurare quanto afferma la legge di Dio, giustificano comportamenti dissoluti e, nel contempo suppongono di godere dei benefici dell’essere cristiano. Vi è pure chi afferma che il cristiano sia tenuto a seguire solo gli impulsi dello Spirito Santo e “la legge dell’amore”, cadendo così nel soggettivismo.

Tali conclusioni erano già state denunciate dagli Apostoli stessi, quando, per esempio, affermano: “Peccheremo forse perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia? No di certo!” (Romani 6:15); “Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi, quali non dovete essere voi, per santità di condotta e per pietà ... aspettando queste cose, fate in modo di essere trovati da lui immacolati e irreprensibili nella pace” (2 Pietro 3:11,14). Pietro stesso ammonisce chi travisa in senso antinomista l’insegnamento di Paolo: “uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture” (2 Pietro 3:16).

Esempi nella storia


Forme di antinomismo estremo nella chiesa antica trovano espressione della sétta adamitica del Nord Africa. Gli Adamiti fioriscono nel secondo e terzo secolo, chiamano la loro chiesa “Paradiso”, condannavano il matrimonio perché Adamo non l’avrebbe osservato e celebravano il culto nudi.

Molti gnostici dei primi secoli dell’era cristiana sostenevano che non il vero Dio, ma il Demiurgo avesse dato la legge morale, e che quindi non dovesse essere osservata. Alcune forme di antinomismo gnostico sopravvivono fino al Medioevo. Inoltre, diversi gruppi eredicali medioevali predicavano una libertà dalla legge simile a quella di Corinto, giungendo fino ad affermare che per la persona spirituale persino la prostituzione non fosse peccaminosa.

Le due più famose controversie antinomiste della storia cristiana avvengono nel XVI e nel XVII secolo, coinvolgendo Martin Lutero e Anne Hutchinson. Di fatto è stato Martin Lutero a coniare lo stesso termine “Antinomismo”, nella sua disputa con il suo ex-allievo Johann Agricola.

Nelle prime fasi della Riforma, Lutero aveva insegnato che, dopo il tempo degli apostoli, la legge morale avesse solo il valore negativo di preparare i peccatori alla grazia rendendoli consapevoli del loro peccato. Agricola negava persino questa funzione della legge, credendo che il ravvedimento dovesse essere indotto solo attraverso la predicazione dell’Evangelo della salvezza per grazia attraverso la fede in Cristo. Questa controversia sorge a fasi alterne dal 1537 al 1540. Durante questo tempo Lutero comincia a dare maggiore enfasi al ruolo della legge di Dio nella vita del cristiano e a predicare come essa serva per disciplinare i cristiani. Lutero scrive inoltre un importante trattato teologico per confutare l’antinomismo una volta per sempre: “Contro gli Antinomiani” (1639). L’intera questione viene definitivamente appianata per il Luteranesimo nella Formula di Concordia del 1577, che riconosce il triplice uso della Legge: (1) rivelare il peccato; (2) stabilire un minimo d’ordine nella società in generale e, (3) provvedere una regola di vita per coloro che sono stati rigenerati attraverso la fede in Cristo.

L’Antinomismo sorge in varie circostanze durante il movimento puritano nell’Inghilterra del XVII secolo. La maggiore controversia al riguardo sorge però fra i Puritani della Nuova Inghilterra negli anni 1630 in connessione con la predicazione di una donna di nome Anne Hutchinson, emigrata nella colonia di Massachussets Bay nel 1634. A quel tempo i Puritani della Nuova Inghilterra cercavano di chiarificare il ruolo della “preparazione alla conversione” nel quadro della teologia federale. Erano giunti alla conclusione che la salvezza risiedesse nell’adempimento delle condizioni del Patto stabilito da Dio con l’umanità, inclusa la preparazione alla giustificazione ed uno sforzo consapevole verso la santificazione. Per alcuni, come la Hutchinson, questo pareva un’enfasi eccessiva sull’osservanza della legge, e condanna queste idee come un “patto d’opere”. Mette così in rilievo il “patto della grazia”, che vede come indipendente dalle opere della legge. La Hutchinson comincia così a tenere in casa sua riunioni informali per spiegare le sue idee e denunciare quelle dei predicatori del Massachussets. Probabilmente per la tensione del momento (la guerra civile in Inghilterra e le difficoltà della vita nelle colonie) gli ecclesiastici della Nuova Inghilterra equivocano i punti sollevati dalla Hutchinson e reagiscono all’eccesso per quello che percepiscono essere una minaccia all’unità ed alla sicurezza interna della comunità puritana. Ad un sinodo delle Chiese congregazionaliste del 1637 la Hutchinson viene condannata come seguace dell’antinomismo, dell’entusiasmo e come eretica e viene così bandita dalla colonia. Nel 1638 si trasferisce nel Rhode Island.

Critica


Nel XX secolo alcuni considerano forme di antinomismo l’etica esistenzialista ed il relativismo morale, in quanto queste respingono o diminuiscono la forza normativa della legge morale. La maggior parte dei cristiani fedeli all’ortodossia storicamente accertata concorda sul fatto che la legge serva al doppio proposito di stabilire il fatto del peccato e della colpevolezza dell’umanità, come pure fornisca linee morali guida per la vita cristiana. In generale, le controversie antinomiste nella storia hanno chiarito la distinzione legittima fra Legge ed Evangelo e fra giustificazione e santificazione.

Le chiese cristiane respingono l’antinomismo per diverse ragioni. Esso danneggia l’unità della Bibbia in quanto una parte della divina rivelazione non deve contraddire l’altra. Più importante ancora è che gli antinomisti non comprendono la natura della giustificazione per fede che, sebbene concessa a parte dalle opere della legge, è distinta dalla santificazione. In generale, l’ortodossia teologica insegna che i principi morali della legge di Dio rimangono validi, non come lo sforzo umano per guadagnarsi la salvezza, ma come frutti dello Spirito Santo all’opera nella vita del credente. Questo elimina l’obiezione che dato che la legge è troppo rigorosa per poter essere osservata, essa debba essere completamente lasciata da parte come se fosse irrilevante alla persona che vive sotto la grazia.

Bibliografia

  • E Battis, Saints and Sectaries: Anne Hutchinson and the Antinomian Controversy in the *Massachusetts Bay Colony;
  • R Bertram, "The Radical Dialectic Between Faith and Works in Luther's Lectures on Galatians (1535)," in C S Meyer, ed., Luther for an Ecumenical Age;
  • D D Hall, ed., The Antinomian Controversy, 1636 - 1638: A Documentary History;
  • F F Bruce, New Testament History;
  • M U Edwards, Luther and the False Brethren.

 

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