Arminianesimo


Arminianesimo


Il termine «arminianesimo» fa riferimento ad un movimento di reazione nei confronti della dottrina della predestinazione. In genere esso è contrapposto al termine «calvinismo» e riguarda soprattutto la dottrina della salvezza, ma ha forti connessioni anche con altre dottrine, in particolare con la dottrina di Cristo, con quella di Dio e con quella della sua provvidenza.

Pur essendo nato in Olanda all'inizio del XVII secolo, l'arminianesimo non fu un fenomeno isolato. Tentativi assai simili si svilupparono quasi nel medesimo tempo in Inghilterra ed in seno al luteranesimo tedesco. Essi sono in qualche modo riconducibili all'incontro della Riforma col razionalismo del Rinascimento. Dopo circa un secolo di rinnovamento biblico, il cristianesimo fu obbligato a fare i conti con il razionalismo emergente e una sua frangia produsse la visione arminiana che ebbe una larga diffusione.

Origini e caratteristiche

Una concezione simile a quella nota come arminianesimo aveva già avuto una certa fortuna ai tempi del monaco bretone Pelagio (360-420) la cui visione avrebbe marcato tutta la pietà medievale. L'arminianesimo conobbe una notevole diffusione soprattutto attraverso il messaggio e i canti dei fratelli Wesley. Furono pure arminiani Charles Finney ed i liberali del XIX secolo.

Le origini del movimento possono essere associate all'attività di Arminio (1559-1609). Jakob Hermandzoon, o in latino Jacobus Arminius, dopo aver seguito un'istruzione assai rigida in ambiente riformato, cominciò a maturare dubbi sulla grazia sovrana di Dio nell'opera di salvezza e su altri temi. Cominciò così ad insegnare che «la predestinazione d'una persona alla salvezza o alla condanna proviene dalla volontà conseguente di Dio che considera il suo oggetto con tutte le sue condizioni e circostanze, le quali sono state a loro volta determinate da un precedente decreto affinché precedano la salvezza o la condanna» (Examen thesium D.Fr. Gomari, s.l. 1645, p. 15, Works, III, pp. 521-658).

Alla morte di tubercolosi di Arminio a soli 50 anni, i suoi seguaci procedettero oltre nella discussione e indirizzarono una rimostranza in cui esponevano il loro sistema in cinque punti. Esso può essere sintetizzato nel modo che segue. 1. Dio elegge o condanna in base alla fede o meno dell'uomo di cui egli preconosce le intenzioni. 2. L'espiazione di Cristo è per tutti gli uomini, ma solo i credenti ne godono l'applicazione. 3. L'uomo è così depravato a causa del peccato che ha bisogno della grazia divina per giungere alla fede. 4. E' possibile opporsi alla grazia del Signore, perché essa non è né efficace, né irresistibile. 5. Quanto alla possibilità della perseveranza o meno del credente è necessaria un'indagine ulteriore.

Per dirimere la questione che andava assumendo proporzioni preoccupanti, fu convocato il sinodo di Dordrecht (1618-19). Tale convocazione fu facilitata anche da fattori d'ordine politico, ma il sinodo si confrontò solo sulle questioni dottrinali che erano sul tappeto. Dopo ampia riflessione, fissò la dottrina riformata in cinque capitoli e condannò la concezione arminiana. Il sinodo sottolineò con forza il fatto che Dio salva l'uomo peccatore compiendo il proprio piano di elezione. La salvezza va dunque vista come opera del Signore e non come una realizzazione umana. I seguaci di Arminio furono dunque considerati responsbili di compromettere aspetti fondamentali della dottrina della salvezza quali il senso della grazia, la certezza della salvezza e la perseveranza dei credenti. Nell'insegnamento arminiano infatti l'Evangelo non appariva più una buona notizia, ma qualcosa di condizionato dall'uomo.

La prospettiva arminiana implicava in sostanza il fatto che Dio non sceglie alcuno, ma solo che egli prevede le persone che sceglieranno di credere in Lui.

Mentre per il calvinismo il concetto di predestinazione è incondizionale, per l'arminianesimo è condizionale. Mentre per il calvinismo il concetto di redenzione è definito, per l'arminianesimo è invece indefinito.
A queste caratteristiche più diffuse, si possono in taluni casi trovare anche sostenitori del battesimo dei bambini, riserve sull'inerranza e certe tendenze al sincretismo, ma qui basterà limitarsi alla dottrina della salvezza.

Osservazioni

L'arminianesimo è spesso vissuto non tanto come una precisa tendenza a carattere teologico, ma come una lettura semplice della Bibbia. Pochi sono infatti coloro che si definiscono «arminiani» pur essendo molti ad professare idee riconducibili a tale sistema. Può dunque risultare utile fare alcune puntualizzazioni.
La prima osservazione critica nei confronti dell'arminianesimo concerne la realtà del peccato nell'uomo. La natura peccaminosa dell'uomo viene in effetti relativizzata. Quando però si minimizza il peccato si rischia non solo di deformare le affermazioni radicali della Parola di Dio in proposito, ma anche di riproporre la fede cristiana come un semplice tipo di moralismo della grazia. Ci si avvicina così pericolosamente al cattolicesimo romano.

Ma attribuire all'uomo creato capacità autonome rispetto a Dio, vuol dire fare ciò che è tipico dell'umanesimo. Per la Scrittura l'uomo è sempre creatura di Dio ed il suo bene non consiste nel rendersi «indipendente» dal Creatore, ma di onorarlo come ne è degno. Nessuno dev'essere pensato in una situazione di neutralità nei confronti di Dio. O si è legati a Lui nell'alleanza, o si è contro di Lui.
La seconda osservazione riguarda la funzione dell'espiazione. Secondo la Scrittura non si tratta solo di essere perdonati, ma di essere dichiarati giusti davanti alle esigenze assolute della legge di Dio. Ora una tale condizione può essere riempita solo dalla giustificazione di Dio che per mezzo di Cristo risponde alle esigenze della Sua giusta legge.

L'arminianesimo abbandona invece ogni preciso concetto di morte sostitutiva da parte del Signore Ges- e introduce una visione universalista del suo sacrificio. Mentre studiosi come J. Owen e altri hanno sostenuto che «tutti» nei testi relativi all'espiazione concerne proprio gli eletti alla salvezza, gli arminiani pensano a qualcosa di universale e indefinito. In tale ottica, alla croce Cristo non pagò per i peccati di coloro che avrebbero poi realmente creduto, ma molto genericamente per tutti gli uomini. Si dovrebbe pensare che Gesù si sostituì a qualcuno per cui l'espiazione poi non avrebbe avuto luogo. Ma la Scrittura insiste però che il buon pastore da' la sua vita per le proprie pecore (Gv 10,11,14,26-28).

La terza osservazione ha a che fare con la sovranità stessa di Dio. L'ottica arminiana comporta un'idea di salvezza che non riposa più sulla grazia sovrana di Dio, ma piuttosto su ciò che fa l'uomo. Dio appare come posto all'interno del mondo creato anziché essere l'Unico autosufficiente. Dire che «Dio non ha altre mani che le nostre» significa ridurre Dio ad un fatto dipendente da altri come tutto ciò che appartiene all'ordine creato. In definitiva l'uomo finisce per essere capace di scelte autonome sulla base delle proprie risorse. Il piano di Dio non è più qualcosa d'assoluto che trae la propria origine dal suo eterno consiglio e dalla sua volontà (Ef 1,11), ma è sottoposto alla volontà umana. La salvezza non riposa pi-, in ultima analisi, sull'elezione di Dio, né sulla croce di Cristo, ma sulla cooperazione dell'uomo con la grazia.

Viene anche da chiedersi se un'ottica che pretende controllare il soprannaturale col naturale, o l'eternità attraverso il tempo non si risolva in una visione magica della realtà. Non è proprio questo ciò che cercano di realizzare le tecniche magiche? Esse rifiutano di accettare la volontà di Dio come qualcosa d'universale e onnicomprensivo e tentano d'assumere il controllo della realtà. Ora pretendere che sia la decisione umana a governare l'eternità, significa negare nella sostanza la sovranità di Dio. Gesù ha invece detto che l'uomo non è salvato dalla propria scelta, ma da quella del Signore (Gv 15,16). Solo quest'ultima può fondare la decisione umana e salvaguardare la sovranità di Dio.

La quarta osservazione concerne la sua tendenza all'astrattezza. La salvezza dell'uomo non è presentata come il reale bisogno di qualcuno morto nei falli e nei peccati, ma come una possibilità astratta. Viene però da chiedersi se sia possibile pensare a Dio come a qualcuno che mette in atto solo una'ipotesi di salvezza senza rinnegare se stesso. Una salvezza ipotetica per ipotetici credenti è molto diversa da una salvezza reale per il popolo eletto. Il Dio della Scrittura è Colui che salva realmente e non in via ipotetica. Egli non ha delle semplici intenzioni verso la realtà creata, ma è l'unico Signore di essa.
Certamente l'ottica arminiana sembra più ragionevole perché possiede una certa logica interna che va incontro alle attese della speculazione umana, ma è forse proprio questo il motivo per cui si è allontanato dalla verità della Scrittura.

La quinta osservazione riguarda una tendenza generale propria all'arminianesimo. Esso appare caratterizzato da una sorta di progressiva elasticità. La fede cristiana si configura come qualcosa di variabile ed instabile. In pratica c'è la tendenza a trascurare il rigore teologico e fare della fede cristiana solo una sorta di moralismo.

Nello sfondo c'è la questione se la chiesa evangelica debba essere confessante o liberale. Se debba cioè ridire ciò che Dio ha detto o se debba rimanere nell'indefinito e aperta ad ogni possibile novità in nome della libertà umana.

A ben guardare si deve riconoscere che gli arminiani sono mossi da lodevoli intenzioni. Vogliono esaltare concetti sono presenti nella Parola di Dio come l'amore di Dio, la gloria di Cristo, la responsabilità morale dell'uomo e la necessità dell'impegno umano nella santificazione del credente. Ma per farlo hanno tentato una sintesi tra l'insegnamento biblico e la nozione di libertà che l'uomo comune possiede.
Le sintesi possono essere anche buone, ma quando risultano da un miscuglio tra rivelazione biblica e buon senso comune della realtà, si rinnega la sufficienza della Scrittura stessa. Ne risulta allora un quadro più accettabile all'uomo naturale, ma che non ha più Dio come autore. Ecco perché con la sua sintesi l'arminianesimo ha finito per fornire una concezione di tutta la realtà che esclude la verità di tutta la visione biblica. Ma per onorare certi concetti biblici non bisogna sganciarli dalla Scrittura, ma rimanere semplicemente fedeli ad essa.

In definitiva la visione arminiana non si configura come un'alternativa all'insegnamento della Riforma, ma come un impoverimento reazionario che comporta la parziale negazione della fede biblica.

 

BIBLIOGRAFIA


Jacobus Arminius, The Works of James Arminius, trad. ingl. J. Nichols, 3 voll. London 1825, 1828, 1875 (orig.: 1629, 1631, 1635); rist. Grand Rapids, Baker 1986; AA. VV. "La predestinazione nella storia", "La rimostranza arminiana del 1610", "I canoni di Dordrecht 1618-19" Sdt IX (1986) N<198> 17; A.W. Harrison, Arminianism, London, Duckworth 1937; Carl Bangs, Arminius: A Study in the Dutch Reformation, Nashville, Abingdon 1971; Dewey D. Wallace, Puritans and Predestination. Grace in English Protestant Theology 1525-1695, Chapel Hill, University of North Carolina Press 1982; J.I. Packer "Arminianism" in Through Christ's Word. Fs. Ph. E. Hughes, (W.R. Godfrey - J.L. Boyd edd.), Phillipsburg, NJ, Presb. and Ref. 1985, pp. 121-148; Richard A. Muller "The Christological Problem in the Thought of Jacobus Arminius" Nederlands Archief voor Kerkgeschiedenis 68 (1988) pp. 145-163; Id., God, Creation and Providence in the Thought of Jacob Arminius, Grand Rapids, Baker 1991.


 

Il Cristo dell’Arminianesimo


Steven Houck


La Bibbia ci avverte che negli ultimi giorni, in cui noi viviamo, ci saranno molti falsi cristi, ovvero che dicono di essere il Cristo, ma che invece sono impostori. Gesù disse: "Guardate che nessuno vi inganni. Perché molti ne verranno nel mio nome dicendo: io sono il Cristo, e inganneranno molti" (Matteo 24:4-5). Noi che professiamo di essere cristiani dobbiamo fare attenzione. Dobbiamo stare molto attenti a non essere ingannati. La nostra chiamata è credere, amare, e seguire il vero Cristo e Lui soltanto. Non dobbiamo avere niente a che fare con i falsi cristi che sono molto numerosi ai giorni nostri.

Conosciamo il Cristo dei culti e delle altre religioni. Egli è un buon uomo, un profeta, il primogenito di Dio, un grande spirito, un'idea divina, e perfino un dio. Ma non è il vero ed eterno Dio. Riceve la sua esistenza da un altro che è più grande di lui. Egli non è però il Cristo della Bibbia. Non facciamoci ingannare da questo Cristo, egli è un falso Cristo.

Conosciamo il Cristo del Cattolicesimo Romano. Essi professano che Egli è il vero Dio. Che soffrì e morì per il perdono del peccato. Egli risuscitò, ascese al cielo, e sta per ritornare. Ma egli non è un completo Salvatore. Il Cristo dei Cattolici Romani non può salvare i peccatori senza le loro buone opere, la mediazione della gerarchia sacerdotale Cattolico Romana, la mediazione e l'intercessione di tante altre figure in cielo, e il sistema sacramentale Cattolico Romano. Egli non è il Cristo della Bibbia. Non facciamoci ingannare da questo Cristo, egli è un falso Cristo.

C'è tuttavia un altro falso Cristo che è molto più pericoloso del Cristo dei culti e del Cristo del Cattolicesimo Romano. Egli ha ingannato persone per molti anni e continua ad ingannarne milioni. Questo Cristo è così pericoloso che, se fosse possibile, ingannerebbe perfino gli eletti (Matteo 24:24), e questo è il Cristo dell'Arminianesimo.

Questo falso Cristo è estremamente pericoloso perchè in molti modi appare essere il vero Cristo. Difatti è detto essere il vero Dio, uguale al Padre e allo Spirito Santo. E' detto essere il Cristo che è morto sulla croce per salvare i peccatori. E' detto anche essere il Cristo che salva per grazia soltanto, senza opere da parte dell'uomo. Questo Cristo non avrà niente a che fare con quello dei culti o del Cattolicesimo Romano!

Ma attento! Sei avvertito: il Cristo dell'Arminianesimo non è il Cristo della Bibbia, non farti ingannare!

[1]

Il Cristo dell'Arminianesimo - ama ogni individuo nel mondo e desidera sinceramente la sua salvezza.

Il Cristo della Bibbia - ama e desidera seriamente la salvezza di quelli che il Padre Gli ha dato, ovvero che ha scelti incondizionatamente per essere salvati (Salmo 5:5; 7:11; Matteo 11:27; Giovanni 17:9-10, Atti 2:47; 13:48; Romani 9:10-13, 21-24; Efesini 1:3-4).

[2]

Il Cristo dell'Arminianesimo - offre salvezza a ogni peccatore e fa tutto ciò che è in suo potere per portarlo alla salvezza. La sua offerta ed opera sono spesso frustrate, perchè molti rifiutano di venire.

Il Cristo della Bibbia - la Sua Parola fa sempre quello per cui Lui l'ha mandata, o per salvare o per condannare. Egli dà la vita a chi vuole, ovvero a quelli che il Padre Gli ha dato. Nessuno di essi perderà (Isaia 55:11; Giovanni 5:21; 6:37-40; 10:25-30; 17:2; Filippesi 2:13).

[3]

Il Cristo dell'Arminianesimo - non può rigenerare e salvare un peccatore se questo prima non lo sceglie col suo "libero arbitrio." Tutti gli uomini hanno un "libero arbitrio" con cui possono sia accettare che rigettare Cristo, ed esso non sarà mai violato da Cristo.

Il Cristo della Bibbia - sovranamente rigenera il peccatore eletto e non a causa della sua scelta, perchè senza rigenerazione il peccatore che è morto nel peccato non può scegliere, nè voler scegliere, Cristo. La fede non è il contributo dell'uomo alla salvezza ma il dono di Cristo che Egli sovranamente dà nella rigenerazione (Giovanni 3:3; 6:44-45; 15:16; Atti 11:18; Romani 9:16; Efesini 2:1-10; Filippesi 1:29; Ebrei 12:2).

[4]

Il Cristo dell'Arminianesimo - morì sulla croce per ogni individuo e così rese possibile per ogni persona la salvezza. La Sua morte, senza la scelta dell'uomo, non fu capace di salvare nessuno, perchè molti di quelli che muoiono sono perduti.

Il Cristo della Bibbia - morì solo per il popolo di Dio, da Lui scelto per grazia incondizionatamente, e così ottenne la salvezza per tutti quelli per cui morì. La Sua morte fu una soddisfazione sostitutiva che veramente tolse via i peccati e la colpa del Suo popolo una volta per sempre (Matteo 1:21; Luca 19:10; Giovanni 10:14-15, 26; Atti 20:28; Romani 5:10; Efesini 5:25; Ebrei 9:12; I Pietro 3:18).

[5]

Il Cristo dell'Arminianesimo - perde molti di quelli che ha "salvato" perchè essi non perseverano nella fede. Anche se egli dà loro "eterna sicurezza," e la "vita eterna," come essi dicono, quella sicurezza e quella vita non sono basate sulla Sua opera o volontà, ma sulla scelta che il peccatore fece quando accettò Cristo.

Il Cristo della Bibbia - preserva il Suo popolo così che essi non possano perdere la loro salvezza ma perseverare nella fede e nella volontaria ubbidienza fino alla fine. Egli li preserva per la sovrana volontà elettiva di Dio Padre, la potenza della Sua morte sostitutiva ed espiatoria (tolse via davvero tutti i peccati di tutti quelli che il Padre Gli ha dato), e la potenza del Suo Spirito (Giovanni 5:24; 10:26-29; Romani 8:29-30, 35-39; I Pietro 1:2-5; Giuda 24-25).

Come puoi vedere, anche se all'inizio il Cristo dell'Arminianesimo e quello della Bibbia possono sembrare lo stesso, sono molto differenti!

Uno dei due è falso. L'altro è il vero Cristo. Uno è debole ed impotente, e si inchina davanti al "libero arbitrio" dell'uomo. L'altro è il Signore Regnante che vuole ciò che Gli piace e sovranamente realizza tutto quello che vuole.

Se tu credi e servi il Cristo dell'Arminianesimo, dovresti riconoscere il fatto che non servi il Cristo DELLA SCRITTURA. Tu sei stato ingannato! Studia le Scritture ed impara chi è il vero Cristo. Prega per ricevere grazia per ravvederti e credere nel vero Cristo come il tuo sovrano Signore e Dio.