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Disciplina della Chiesa

Page history last edited by Paolo E. Castellina 4 years, 1 month ago

Disciplina della Chiesa


Con l'espressione disciplina della chiesa (o "disciplina ecclesiastica") si intendono quelle regole e doveri che si devono rispettare per potere legittimamente farne parte. Ogni società, per potere funzionare e adempiere gli obiettivi che si propone, deve avere precise linee di condotta sue proprie alle quali i suoi membri liberamente si sottomettono. Anche la chiesa cristiana le comprende e sono radicate nelle Sacre Scritture.

Descrizione del concetto

 

Nella tradizione cristiana il termine "disciplina" deriva da due termini biblici. Nell'Antico Testamento: מוּסר (mūṣār) si riferisce alla disciplina morale, la coltivazione diligente della giustizia nella propria vita, ed è tradotto: "istruzione". E' tradotto παιδεια (paideia) dalla Septuaginta, termine derivante dal greco classico "educazione", "cultura mentale", ed anche "castigo". Così nel Nuovo Testamento dove pure troviamo σωφρονισμός (sophronimos), tradotto "disciplina", "mente composta", "autocontrollo" (Cfr. Ebrei 12:5,7,8,11).
"Disciplina" non ha solo una connotazione negativa, come se con essa sempre si intendessero le "sanzioni disciplinari" previste per chi contravviene alle sue regole, ma l'esercizio di quelle virtù formative del carattere che portano la persona a diventare sempre meglio conforme, nel caso della fede cristiana, al modello di Cristo. L'apostolo Paolo scrive: "Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli" (Romani 8:29).
La παιδεια (paideia) è letteralmente l'educazione del ragazzo ed indica tutto ciò che riguarda lo sviluppo morale ed intellettuale del giovane, cioè la sua educazione. "E voi, padri, non irritate i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell'istruzione del Signore" (Efesini 6:4). In senso spirituale si riferisce alla vita del credente intesa come una scuola vocazionale, un apprendimento costante. Difatti, il termine "disciplina" è connesso strettamente a quello di discepolo ed è implicita nel grande mandato di Cristo: "Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente"' (Matteo 28:19,20). Un discepolo è colui o colei che volontariamente si sottopone alla disciplina di un maestro, tanto che si può legittimamente dire che anche per i cristiani d'oggi, che chiamano Cristo loro Maestro, essi sono sempre ad una scuola, la scuola dove si impara e si pratica la volontà rivelata del Signore.
L'Antico Testamento e la tradizione giudaica hanno sviluppato molto questo concetto, vedendo in Dio Colui che ammaestra il Suo popolo, lo punisce quand'è il caso, lo educa all'ubbidienza. Di questa pedagogia divina è strumento fondamentale la Legge di Dio. Anche il Nuovo Testamento si muove su queste linee: Cristo è Colui che conduce con disciplina i Suoi perché li ama ["Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e ravvediti" Apocalisse 3:19]. Fondamentale al riguardo è il capitolo 12 di Ebrei dove la persecuzione e le opposizioni che incontra la comunità cristiana sono vista nella prospettiva di questa pedagogia divina per condurre i credenti alla perfezione della fede.


L'universale forma di disciplina cristiana, così, anche se non è sempre percepita come tale, è la predicazione della Parola di Dio, che i cristiani confessano essere una delle "chiavi" del Regno di Dio (cfr. Matteo 16:19; 18:18).

Le sanzioni disciplinari

 

Dato che il cristiano è formato dall'ubbidienza che esercita alla Parola e dato che la fede salvifica è comprovata dalle buone opere che manifesta (Giacomo 2:17), la disciplina della chiesa include, secondo le Sacre Scritture l'attiva supervisione della condotta di ogni suo membro. E' lo stesso Capo della chiesa (Cristo) che esige, da parte dei responsabili della comunità cristiana, la sua diligente conduzione:"Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue" (Atti 20:28).
Qualunque sia il termine che designa tali responsabili di chiesa, il cristiano deve prestare loro ascolto ("Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per le vostre anime come chi deve renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché ciò non vi sarebbe di alcuna utilità" Ebrei 13:17). In senso stretto la supervisione disciplinare sulla fede e sulla vita dei membri della comunità cristiana è confessata dalla Chiesa come "la seconda chiave del Regno".
Le procedure per amministrare la disciplina ecclesiastica - dall'amorevole ammonizione (Galati 6:2) alla scomunica (1 Corinzi 5:13) sono normalmente prescritte dalla prassi regolamentare di ciascuna denominazione cristiana.
Nel caso di gravi infrazioni alla morale cristiana, come pure al buon nome della stessa comunità cristiana, di solito le Chiese evangeliche seguono il modello di Matteo 18:15-17. La gradualità dell'azione disciplinare prevede (1) l'incontro personale e privato con uno o più responsabili della comunità, (2) convocazione formale di fronte ai responsabili della comunità riuniti, (3) l'annuncio all'assemblea della comunità (dapprima anonimamente) con richiesta di supplica urgente, (4) pubblicazione del nome della persona sottoposta ad azione disciplinare, (5) eventualmente la scomunica, presupponendo che vi sia il rifiuto ostinato di riconoscere il proprio peccato e di farne ammenda.
Attraverso questi passi, il membro di chiesa recalcitrante, normalmente, è sottoposto a "silenziosa censura" (consigliato, cioè di non partecipare alla Cena del Signore (1 Corinzi 11:27-32), separazione questa che è confermata, in mancanza di ravvedimento, dalla scomunica. Il processo disciplinare cerca ristabilire il membro errante della comunità. Gesù disse: "Vi dico che così ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento" (Luca 15:7). Questo è espressione di amore.
La sanzione disciplinare ultima è l'atto di scomunica che: (1) rileva la gravità del fatto commesso (che può comunque sempre condurre al ristabilimento); (2) mantiene l'integrità morale della chiesa, perché non solo esso rischia la relativizzazione della morale (se si ignora la disciplina, cfr. 1 Corinzi 15:7), ma il discredito della comunità e della fede cristiana di fronte al mondo (Giuda 5:13). E' poi Dio stesso ad essere disonorato (bestemmiato) quando ci si trova di fronte a comportamenti riprovevoli ["Tu che ti vanti della legge, disonori Dio trasgredendo la legge? Infatti, com'è scritto: «Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra fra gli stranieri»" (Romani 2:23,24]]. La disciplina dovuta, ma ignorata, non può essere considerata amore, ma sentimentalismo, una contraffazione dell'amore.
Creare discepoli attraverso la disciplina ha caratterizzato da sempre la vita del popolo di Dio, da Adamo e Abramo. E' il fardello della "legge ed i profeti" (Matteo 5:17-20), e l'impegno del Nuovo Testamento.

Disciplina nelle chiese evangeliche

 

Per il Protestantesimo la chiesa universale diventa visibile nella comunità locale. E' là che viene esercitato "il ministero delle chiavi" come pure amministrata la disciplina. In un tempo come il nostro, però, che sembra rifuggire da un qualunque senso di disciplina personale e comunitaria e dove la chiesa si frammenta e si disperde in troppe nuove iniziative indipendenti, l'amministrazione della disciplina diventa parecchio complicata soprattutto per la probabilità che il disciplinato fugga (e riceva il benvenuto) in una differente realtà ecclesiale che si ritenga più "liberale". Il mandato biblico alla comunità cristiana locale è, però, il diligente mantenimento della disciplina prevista dalle Sacre Scritture. Le comunità cristiane ne dovranno, infatti, rendere conto a Dio (Ezechiele 3:20,21: Atti 20:26,27). Pure ciò che fa il membro di chiesa sottoposto ad azione disciplinare, però, è sua responsabilità e ne dovrà rendere conto a Dio.
La Confessione di fede belga afferma: "Crediamo quindi che, sebbene sia cosa utile e buona che coloro che governano la chiesa stabiliscano e dispongano un certo ordine fra di loro per la conservazione del corpo della chiesa, devono fare molta attenzione a non discostarsi da ciò che Cristo, il nostro unico maestro, ha comandato (Cl. 2:6.7). Pertanto, rigettiamo tutte le invenzioni umane e tutte le leggi che si vorrebbero introdurre per serv1re Dio e con esse legare e costringere in un qualsiasi modo le coscienze (1 Co. 7:23; Mt. 15:9; Is. 29:14; Ga. 5:1; Ro. 16:17.18). Riceviamo quindi solo ciò che serve per preservare e alimentare la concordia e l'unione e a conservare ogni cosa nell'obbedienza a Dio. A questo scopo è richiesta la scomunica fatta secondo la parola di Dio (Mt. 18:17; 1 Co. 5:5; 1 Ti. 1:20), con tutto ciò che ne dipende" (Confessione d fede belga art. 32).


Vedi anche Confessione di Augusta, 20, e Confessione di fede di Westminster, 30.     

 

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