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Ermeneutica: le cinque regole d'oro

Page history last edited by Paolo E. Castellina 4 years ago

Le cinque regole d'oro dell'ermeneutica

 

Come interpretare la Bibbia?

La questione dell'ermeneutica, cioè, di come interpretare la Bibbia rimane attuale, soprattutto quando i teologi neo-liberali si vantano di interpretarla "nel modo giusto" e "scientifico" ed accusano i "fondamentalisti" di "letteralismo" miope ed irragionevole. Se può senz'altro essere vero che alcuni gruppi leggano la Bibbia con un indiscriminato letteralismo, questo non si può dire certo dei teologi ed esegeti riformati conservatori.

Quando leggiamo la Bibbia dobbiamo coglierne chiaramente ciò che in essa è poesia, simbolica, personale, generale ecc. Ci sono almeno cinque "regole d'oro" per un'ermeneutica biblica sana.

1. Interpretare sempre un brano della Scrittura tenendo conto del suo contesto culturale. Con questo intendiamo che sia necessario prendere in considerazione ciò che in esso sono pensieri, credenze, usanze e forme sociali, modi di dire ed elementi fisici della gente di quel tempo. Se ignoriamo il contenuto culturale - specialmente nell'Antico Testamento, corriamo il rischio di sovrapporre a pratiche del tempo il nostro modo di vedere le cose.

Un esempio potrebbe essere il libro di Ruth. Esso non sarebbe interpretato correttamente, né si potrebbe pienamente cogliere la sua collocazione nella Scrittura, senza intendere la posizione che occupava Boaz. Egli, infatti, sapeva di avere il dovere, come si usava allora, il "diritto di riscatto", cioè il dovere di seguire la Legge del Levirato, in cui un uomo aveva sia il diritto di sposare la vedova del suo fratello morto, che l'obbligo di provvedere a lei. Comprendere il libro di Ruth nel suo contesto culturale ci mette in condizione di interpretare la pienezza del suo significato e collocazione nella Scrittura. Ruth rappresenta coloro che si accostano con fede al Signore Gesù e che da Lui sono salvati. Boaz è una bella illustrazione del Signore Gesù Cristo che diventa il Redentore di coloro che Gli sono stati affidati dal Padre. Boaz paga "il prezzo di redenzione" di Ruth. Cristo è "il nostro parente più prossimo" (nei termini della Sua umanità. Boaz adempie alle "tre condizioni" del "diritto di redenzione": (1) Egli dev'essere un parente prossimo; (2) Dev'essere in grado di pagare; (3) Deve voler pagare. Comprendere questi aspetti culturali ci permette di comprendere la vicenda di Ruth e Boaz come veri personaggi storici che simbolizzano ciò che talvolta è stata definita "la storia d'amore della Redenzione". Cristo è il nostro parente più prossimo (nei termini della Sua umanità) che non solo era in grado di pagare, ma che voleva pagare. Ecco qui, dunque, un contesto culturale, la storia ed il simbolismo che cooperano armoniosamente nelle Sacre Scritture per fornirci un'immagine complessiva. Se però non vediamo questo libro nel suo contesto culturale, perderemo molto della sua multidimensionalità. Ecco così che dobbiamo cercare di comprenderlo, prima di poter interpretare correttamente la Scrittura.

2. Interpretare sempre un brano della Scrittura secondo il suo contesto storico. Questo non solo nei termini della storia terrena, ma soprattutto nei termini di storia della redenzione. Domande come: "I cristiani dovrebbero mangiare carne di maiale?" o, "Non dovrebbero i cristiani astenersi del tutto dal mangiare carne?", oppure: "E' necessario che i cristiani celebrino la Pasqua?", "Dovrebbero i cristiani combattere gli infedeli?", e così via, possono trovare una risposta corretta solo quando interpretano la Scrittura secondo il suo contesto storico.

Come ulteriore esempio fra i tanti, se si considera Atti 2:44,45 "Or tutti coloro che credevano stavano insieme ed avevano ogni cosa in comune. E vendevano i poderi e i beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno" nel suo proprio contesto storico, esso potrebbe essere meglio compreso ed eviterebbe che cadessero in tendenze settarie.

3. Interpretare sempre un brano della Scrittura secondo il suo contesto biblico immediato. Quanto spesso accade che si prenda arbitrariamente un versetto biblico isolato per provare un punto! E' quasi come se avessero usato su quella pagina uno spillo!

Per esempio, applichiamo questa regola ad un caso classico: torcere il senso della Scrittura al riguardo dell'ammonizione di Gesù: "Non giudicate, affinché non siate giudicati" (Mt. 7:1). Molti presumono che Gesù qui dica ai Suoi discepoli di non formulare mai alcun giudizio al riguardo delle persone che incontrano. Una lettura più attenta, però, del testo biblico mostra come Gesù si riferisca specificatamente a persone che presumono di giudicare altri su qualcosa di cui essi stessi sono colpevoli, e persino più di loro (lo si può vedere chiaramente nei versetti 3-5). In altre parole, il Signore Gesù non sta dicendo qui di non giudicare mai in nessun caso, ma che noi non si debba indulgere in giudizi ipocriti, il che è molto diverso. Si può comprendere questo inquadrando il versetto nel suo contesto immediato.

4. Interpretare sempre un brano "oscuro" o "difficile da comprendere" alla luce di altri brani della Scrittura che chiaramente ne sono connessi. Non dovremmo mai prendere un versetto o un brano ed isolarlo da altri versetti o brani che lo qualificano o lo modificano in qualche modo. Nel caso di qualche versetto o brano controverso, è necessario sempre cercare "testi di controllo"che contengano un'affermazione autorevole che tratti dello stesso argomento. Questi "testi di controllo" forniscono la luce necessaria per interpretare un brano controverso.

Per esempio, per continuare ad interpretare il brano di Matteo 7 citato più sopra ed applicando questa regola, l'intero processo del "giudicare" può essere compreso alla luce di altri brani che pure ne trattano. Per esempio, ci è comandato: "provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo" (1 Gv. 4:1). Questo implica l'esercizio del giudizio. Il Signore Gesù così ci ammonisce: "Guardate di non essere ingannati, perché molti verranno nel mio nome, dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è giunto". Non andate dunque dietro a loro" (Lu. 21:8). Questo implica l'esercizio di un giudizio. Il Signore pure rimprovera coloro che: "Non discernono i segni dei tempi" (Mt. 16:3; Lu. 12:56,57). Questo implica un giudizio specificatamente di altre persone. Qualcuno che operi sotto il controllo di uno spirito demoniaco, o che è un falso profeta, o che non discerne i segni dei tempi, diventando così un osservatore inaffidabile, deve essere giudicato e trattato come tale. Ecco così come il Signore non può essersi riferito a quel tipo di giudizio quando dice: "Non giudicate e non sarete giudicati" (Mt. 7:1). Per interpretare la Scrittura bisogna usare la Scrittura.

Un altro esempio che si può fare sulla necessità di "testi di controllo" è l'affermazione di Giacomo 2:24: "Perciò vedete che l'uomo è giustificato per le opere e non per fede soltanto" (Gm. 2:24). Preso da solo, questo versetto potrebbe essere usato come "prova" che si è salvati da come si agisce e che la salvezza non sia solo opera di Dio. Se però si tiene conto di altri brani della Scrittura che parlano chiaramente su questo argomento, il vero significato diventa chiaro. Paolo dice: "Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio, non per opere, perché nessuno si glori" (Ef. 2:8,9). Qui non c'è alcunché di contraddittorio. Quando, infatti, vediamo Giacomo nel suo contesto: "Ma qualcuno dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere»; mostrami la tua fede senza le tue opere e io ti mostrerò la mia fede con le mie opere" (Gm. 2:18), e: "Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta" (Gm. 2:26), possiamo vedere come egli voglia dire in realtà che la giustificazione di fronte a Dio si manifesta attraverso le opere, fatto che il Signore Gesù commenta in Matteo 25:31-46. Le buone opere sono espressione, segno, non causa della salvezza personale. E' quantomai necessario interpretare la Scrittura con la Scrittura. Quante stupide affermazioni potrebbero così essere evitate!

5. Interpretare un brano della Scrittura tenendo d'occhio la tradizione storica ortodossa. Dovremmo sempre chiederci: "Che cosa hanno detto su questo brano altre personepiù saggi di me nel corso della storia?". Siete forse i primi nei passati 2000 anni ad essere giunti a qualche straordinaria teoria sul brano in questione?". Se la pensate così, molto probabilmente siete "partiti per la tangente". Sono tante le idee pazzesche sulla Scrittura che hanno preso le mosse dalla negazione o dal rigetto del principio: "nessuna profezia della Scrittura proviene da un'interpretazione personale" (2 Pi. 1:20 NR).

Se queste "Cinque regole d'oro dell'ermeneutica" fossero state usate costantemente nel corso della storia della chiesa, si sarebbero risparmiati tanti "mal di pancia" e si sarebbero evitate tante stupidità. Dobbiamo comprendere ed interpretare la Bibbia in armonia con il Signore e come i suoi scrittori umani intendevano essere compresi ed interpretati.     

 

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