Perseveranza dei santi


Perseveranza dei santi


La perseveranza dei santi (o "preservazione dei santi", o "eterna sicurezza") è una controversa dottrina della teologia cristiana particolarmente associata al Calvinismo. Essa fa parte dei cinque punti del Calvinismo definiti al Sinodo di Dordrecht. Essa insegna che coloro che Dio ha efficacemente chiamato alla salvezza e quindi all'eterna comunione con Lui ("santi" secondo la Bibbia), non possono scadere dalla grazia e perdere la loro salvezza. Quand'anche, nella loro vita, subentrassero impedimenti o peccati tali da farli arretrare nel cammino della fede o persino dovessero, per qualche motivo, giungere a rinnegare la loro professione di fede, essi (se sono autentici eletti) presto o tardi se ne ravvedrebbero tornando così in comunione con Dio. Questa dottrina si basa sul presupposto che la salvezza è opera di Dio dal principio alla fine, che Dio è fedele alle Sue promesse, e che niente e nessuno potrà frustrare i Suoi sovrani propositi.

Questa dottrina, nell'attuale panorama ecclesiastico protestante, può apparire sotto due forme: (1) la tradizionale dottrina calvinista che si ritrova nelle confessioni di fede cristiane riformate, e (2) una variante non-tradizionale che si ritrova in alcune chiese battiste e di altra denominazione. In un certo qual senso entrambe le forme descrivono i coloro che autenticamente sono cristiani come "una volta salvati, per sempre salvati", ma esse attribuiscono all'aggettivo "salvati" un significato diverso, a seconda che esso includa o no l'esperienza della santificazione. È per questa differenza che i calvinisti tradizionali tendono a preferire il termine storico "perseveranza dei santi", mentre chi sostiene la dottrina non tradizionale di solito preferisce il termine meno tecnico di "eterna sicurezza", "certezza incondizionata" o simili. Queste dottrine si assomigliano e spesso sono confuse. Sebbene abbiano lo stesso fine (cioè la certezza eterna della salvezza), lo raggiungono per strade diverse.

I seguaci di John Wesley concordano con gli arminiani che anche un vero cristiano possa perdere la sua salvezza, ma non concordano sul fatto se essi possano in qualche modo ricuperarla oppure no. Altri cristiani come i cattolici-romani e gli Arminiani respingono entrambe le versioni di questa dottrina.

Sommario della dottrina


La tradizione riformata ha coerentemente visto la dottrina della perseveranza come un corollario naturale del suo schema generale di predestinazione. Dall'eternità Dio si è compiaciuto di scegliere un certo numero di peccatori e di accordare loro la grazia della salvezza. Essi sono stati prosciolti dalla loro colpevolezza espiando i loro peccati attraverso il sacrificio di Cristo. Dio, così, ha irresistibilmente attratto a Sé gli eletti e li ha rigenerati spiritualmente affinché si rendessero conto del loro bisogno, si ravvedessero dai loro peccati e si affidassero al Signore e Salvatore Gesù Cristo. Essi continueranno perciò a rimanere in questa condizione di salvati attraverso l'opera efficace dello Spirito Santo e niente e nessuno potrà più strapparli dall'amore di Dio. Finché rimangono in questo mondo, per la debolezza della natura umana, essi potranno avere "alti e bassi" nella loro vita cristiana, ed anche allontanarsi temporaneamente, per qualche motivo, da Dio. Prima o poi, però, se ne ravvedranno e torneranno in comunione con Dio. L'opera che Dio ha iniziato a fare in loro, continuerà fedelmente sino al successo finale dei Suoi propositi di salvezza.
I Calvinisti credono pure che tutti coloro che sono nati di nuovo e giustificati davanti a Dio, procederanno gradualmente ma sicuramente nella santificazione. Se questo non avviene, può essere prova di non essere stati veramente salvati. Dopo che Dio ha rigenerato una persona, essa non potrà cancellare l'avvenuto e tornare sui suoi passi. Dio l'ha trasformata, infatti, al di là della sua capacità di alterarne la realtà e quindi persevererà nella fede.

Testi biblici probanti

Inoltre, con un ragionamento a fortiori, i calvinisti tradizionali appoggiano la loro dottrina con Romani 8:32 "Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?". Si chiedono, cioè, se Dio, per realizzare la nostra salvezza, è giunto al punto da non risparmiare nemmeno il proprio Figlio, non potrebbe Egli pure conservare in essa i credenti fino alla fine?

Testi biblici difficili


I Calvinisti ammettono che vi sono testi biblici di difficile interpretazione che sembrerebbero andare in senso contrario a questa dottrina, ma che possono essere spiegati. Il credente si impegna a tenere a freno la propria vecchia natura che combatte con la nuova per tutta la sua vita terrena. Inoltre molte di queste esortazioni sono date a comunità che comunque sono composte dalle persone più diverse, non solo da credenti che danno prova di essere autentici, ma anche da persone che aderiscono alla comunità per motivi sociologici o "simpatizzanti" che ancora non hanno fatto esperienza di autentica conversione.

 

Espressione formale della dottrina


La dottrina tradizionale della perseveranza è articolata nei Canoni di Dordrecht (capitolo 5), la Confessione di fede di Westminster (capitolo 17) e può essere ritrovata anche in altre confessioni riformate.
Canoni di Dordrecht (estratti): "Quelli che Dio chiama secondo il suo immutabile disegno alla comunione di suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, e rigenera con il suo Santo Spirito, egli li libera veramente dalla dominazione e dalla servitù del peccato durante questa vita, ma non totalmente dalla carne e da questo corpo di peccato" (5:1); "Poiché Dio che è ricco di misericordia, secondo il disegno immutabile dell'elezione, non toglie mai interamente dai suoi il suo santo Spirito, neanche nelle loro tristi cadute, e non permette che cadino al punto di perdere la grazia dell'adozione e lo stato di giustificazione, o che commettano il peccato che porta alla morte, cioè contro lo Spirito Santo, né che, essendo totalmente abbandonati da Lui, essi si gettino nell'eterna perdizione" (5:6); "Non è quindi né per i loro meriti, né per le loro forze, ma per la misericordia gratuita di Dio che non perderanno totalmente la fede e la grazia e non rimarranno nei loro errori, ciò non solo potrebbe capitare con facilità, ma capiterebbe senz'altro. Quanto a Dio, questo non può accadere mai, poiché il suo parere non può cambiare, né può la sua promessa svanire, né la vocazione secondo il suo fermo proposito essere revocata, e neppure il merito, l'intercessione e la protezione di Gesù Cristo essere annientati, come il sigillo dello Spirito santo non può essere né reso vano, né abolito" (5:7); "Come è piaciuto a Dio iniziare in noi la sua opera di grazia con la predicazione del vangelo, così la conserva, la prosegue e la compie con l'udire, con la lettura, con le esortazioni, con le minacce ed anche con le promesse di questo stesso Vangelo, come pure con l'uso dei sacramenti" (5:14)
Confessione di fede di Westminster:

 

Variante non tradizionale della dottrina


Una variante non tradizionale di questa dottrina è stata proposta da Charles Stanley, Norman Geisler, Zane Hodges, Bill Bright ed altri. Questa concezione, come quella calvinista tradizionale, mette in evidenza come la salvezza dipenda interamente da Dio e non da ciò che possiamo fare noi. Per questa ragione essi insistono che nulla che possa fare un credente possa influire sulla sua salvezza.
La dottrina non tradizionale considera il carattere e la vita di una persona, dopo aver ricevuto il dono della salvezza, come qualcosa di indipendente dal dono stesso, cioè che la giustificazione non sia necessariamente seguita dalla santificazione (cioè da una vita progressivamente più giusta). La dottrina considera l'opera della salvezza come completamente monergista, cioè che Dio soltanto opera e l'essere umano non debba fare nulla se non riceverla. I suoi proponenti sostengono, quindi, che ciò che Dio ha fatto, l'essere umano non possa disfare, persino se dovesse un giorno negare l'esistenza stessa di Dio! I proponenti di questa concezione introducono così la categoria del cristiano carnale (incoerente) come una reale possibilità anche se cercheranno di aiutarlo a cambiare questa situazione certamente insoddisfacente.
I calvinisti tradizionali, però, negano decisamente che possa esistere una tale categoria, presupponendo la santificazione come componente imprescindibile dei veri eletti e considerando quest'ultima posizione come nulla di meno che antinomismo. Essi contestano il stesso diritto di questi di chiamarsi Calvinisti, divergendo troppo dalle basi di questa dottrina.
Nel Calvinismo tradizionale l'eletto può collaborare con Dio in forza della sua rigenerazione che l'abilita a farlo. Ecco così come i Calvinisti tradizionali di fatto mediano fra il totale monergismo della concezione non tradizionale, ed il sinergismo dei wesleyani, arminiani e cattolici-romani, i quali sostengono come persino la persona non rigenerata possa cooperare con Dio nella salvezza. I proponenti di questa concezione non-tradizionale della perseveranza modificano il Calvinismo anche su altri punti.

Obiezioni a questa dottrina

Le principali obiezioni a questa dottrina è che essa condurrebbe alla licenziosità, cioè, uno che sappia che non perderà mai la sua salvezza potrebbe sentirsi libero di fare ciò che vuole senza paura di averne delle conseguenze eterne. I Calvinisti, però, obiettano che un vero eletto ama il Signore e fa di tutto per compiacerlo in ogni cosa, essendo persuaso, dal profondo del suo cuore, che ciò che Dio comanda è buono e giusto. Certo sono possibili incoerenze e cadute, ed anche il migliore credente dovrà sempre lottare contro il peccato, ma al vero eletto esse dispiaceranno e cercherà di rimediarvi. Questa accusa potrebbe piuttosto essere fatta contro la variante non-tradizionale di questa dottrina.